Il Vieni, un comando fondamentale

Dopo aver stabilito e consolidato un buon contatto, visivo e mentale, con il nostro amico, cosa che dipende soprattutto da un buon rapporto costruito fin dall’inizio della convivenza, è il momento di passare all’insegnamento del comando più critico e importante per una buona gestione del cane, nelle attività sportive come nella vita di tutti i giorni: il “richiamo”. Con questo termine si intende un pronto ritorno del cane verso il proprietario, a seguito di una chiamata verbale, in qualsiasi circostanza, comprese le più difficili come il gioco con un altro cane o l’attrazione per una possibile “preda” che passi nelle vicinanze. Un buon richiamo è indispensabile per praticare attività cinofilo-sportive e, più semplicemente (e forse ancora più importante), per consentire al cane di godersi sane sgroppate quotidiane in luoghi adeguati senza il pericolo che si allontani troppo

Mai Forzarlo!

Una delle cose da non fare mai quando si insegna il richiamo è cercare di afferrare il cane al volo se, tornando, non viene subito da noi e magari ci passa accanto per proseguire la corsa. Prenderlo di forza per il guinzaglio servirà soltanto a frenare il suo rientro la volta successiva. Se non viene da noi probabilmente ha i suoi motivi: molta energia da sfogare e, visto che è libero, finalmente può farlo; qualche conflitto con noi, incomprensioni o comportamenti che lo inibiscono nei nostri confronti; qualche stimolo interessante alle nostre spalle che noi non abbiamo colto; errato utilizzo dei rinforzi da parte nostra. L’elenco dei possibili motivi che inducono il nostro cane a evitarci o a interessarsi ad altro potrebbe continuare a lungo. Ma è compito nostro capire cosa non va e provvedere a risolvere il problema.

Consigli per non sbagliare 

Insegnare il richiamo, come qualsiasi altro comando, è più semplice con i cuccioli che con i soggetti adulti; ma salvo problemi di rapporto o di errate abitudini ormai acquisite, qualsiasi cane è in grado di apprenderlo facilmente, purché si rispettino i suoi tempi. Molti cani non tornano quando vengono chiamati perché hanno appreso che, ogni volta che ciò avviene, invariabilmente verranno messi al guinzaglio e riportati a casa. In pratica, hanno collegato, giustamente, il richiamo con la fine del divertimento. La soluzione è chiamarli, premiarli quando arrivano e poi lasciarli nuovamente andare, e questo più e più volte prima di tornare a casa. Col tempo, l’associazione “richiamo uguale fine dei giochi” sparirà. A pancia piena, si lavora meno volentieri. Gli esercizi vanno perciò programmati in orari lontani dai pasti del cane, anche per non esporlo a rischi di torsione di stomaco che, in alcune razze, sono abbastanza elevati associando stomaco pieno ad attività dinamiche. I soggetti notoriamente aggressivi verso altri cani e/o persone, prima di poter apprendere il richiamo in situazioni difficili come quelle elencate dovranno essere adeguatamente trattati dal punto di vista comportamentale. Se il cane non esegue ciò che gli chiediamo, è sempre perfettamente inutile arrabbiarsi, urlare o peggio. Nel caso del richiamo, poi, è assolutamente controproducente: se un cane non viene da noi, nonostante i rinforzi, il motivo lo dovremo ricercare nel nostro rapporto con lui. 

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