Nella prefettura di Gifu sono stati accolti a bordo di un treno una trentina di gatti randagi in occasione di un evento organizzato da una Ong per sensibilizzare le persone riguardo all’abbattimento dei gatti randagi in Giappone.

Il treno dei gatti in Giappone

I passeggeri di un treno locale in Giappone, precisamente nella prefettura di Gifu, sono stati accolti in modo molto curioso. Infatti, le “hostess” avevano baffi, pelo e coda, visto che si trattavano di circa trenta gatti che andavano a passeggio indisturbati da uno scompartimento all’altro. I mici non erano certo lì per caso, visto che si trattava di un evento organizzato dalla compagnia di treni locali nipponica e una Ong. L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema dell’abbattimento dei gatti randagi, fenomeno molto frequente in Giappone nonostante nel Paese ci sia una venerazione per questi animali straordinari. Per fortuna, il numero dei randagi soppressi nel Paese del Sol Levante sta diminuendo. Pare che da quasi 240 mila esemplari uccisi nel 2004 si sia arrivati a 45mila soppressioni nel 2016. Ma certo, non basta per fare salti di gioia.  Dopo campagne di castrazione e sterilizzazione  di poco successo, si spera che questa campagna possa smuovere i giapponesi ad adottare uno o più mici, animali così nobili ma che, con l’occidentalizzazione del Paese, relegati da dei venerati dalla nobiltà imperiale a semplici animali che possono essere abbandonati e addirittura soppressi.

Perché l’idea del treno dei gatti

L’idea del treno dei gatti è una delle ultime stravaganze giapponesi, ma come mai i gatti sono così presenti nella cultura nipponica? A quanto sembra, è merito dei Cinesi. Sono loro che hanno esportato merci e innovazioni nel Paese del Sol Levante e i felini non sono da meno. Pare che questi animali siano stati portati per la prima volta da mercanti cinesi, nell’arcipelago nipponico, all’inizio dell’epoca Heian nel X secolo. Intorno al 1600  a causa di una infestazione di topi, il gatto venne utilizzato per la caccia, ma col passare dei secoli questo istinto è scomparso. Inoltre, i nobili amavano questo animale dalle forme e dal portamento elegante e sinuoso, tanto che apprezzavano anche il modo di muoversi tra le stanze del palazzo senza disturbare. Per questo motivo sono diventati una compagnia e un segno distintivo per i nobili durante il XVI secolo. Tanto che in Giappone esiste una razza autoctona, ovvero il Bobtail. Ovviamente, a bordo del treno dei gatti non ci sono solo gatti giapponesi, bensì felini cosiddetti europei e anche qualche gatto di razza che, purtroppo, è stato abbandonato al suo destino.

Treno dei gatti in Giappone: simbolo del Sol Levante?

Il gatto con la coda corta si chiama Bobtail o gatto giapponese. Si caratterizza con coda corta a crisantemo (simbolo della casa imperiale nipponica). In realtà, sono stati degli allevatori americani ed è stato introdotto anche in Europa. Il gatto, nella cultura giapponese, è un vero kami. Significa che questo animale è un dio che ha dei poteri magici, al punto che il pittore Okusai ha dipinto dei felini di tre colori. Lui riteneva che i grandi poteri fossero tali per il manto fulvo, mentre i gatti bianchi sono meno potenti. Il simbolo felino della cultura giapponese è il Maneki Neko, il gatto della fortuna o il gatto di benvenuto. Le origini di questo gatto che saluta muovendo la zampetta destra sono incerte e molti associano il gesto a quello dell’animale che si lava la faccia. Secondo la tradizione, questo comportamento annuncia l’arrivo della pioggia per i nipponici, situazione perfetta per far sì che i clienti cerchino riparo nei negozi, incrementando le vendite e gli affari. Il portafortuna ha fatto il giro del mondo, e si conta che anche il treno dei gatti possa essere annoverato tra i simboli della cultura giapponese e diventi famoso in tutto il mondo.

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