I Draghi di Komodo sono rettili molto grandi, molto più grandi della media dei varanidi, il loro habitat è composto da delle piccole isole indonesiane e come potete bene immaginare dal nome la principale è quella di Komodo.

Ma perchè stiamo parlando di lucertole?
Varanus komodoensis ha un particolarissimo microbioma orale, durante dei campionamenti che ebbero luogo dal 1996 al 1998 sull’isola di Komodo si notò la grande diversità di batteri che popolavano la saliva di questo rettile allo stato brado; furono isolati 28 gram-negativi e 29 gram-positivi prendendo in considerazione solo gli aerobi. Il batterio più presente nella saliva era Escherichia coli, lo studio, inoltre, comparando il microbioma orale di esemplari allo stato brado con esemplari in cattività evidenziò la mancanza di E.coli dal secondo campione chiarendo che l’ambiente era essenziale per lo sviluppo di un microbioma normale; nel secondo caso, quello degli esemplari in cattività, era Stafilococcus capitis il batterio più presente.
4 dei batteri isolati in questo studio mostravano resistenza ad uno o più dei 16 antimicrobici testati.

Studi comparativi molto più recenti evidenziano quanto il rapporto microbioma orale-ambiente sia stretto, infatti la condivisione del microbioma è significativa e molto più paragonabile alla condivisione uomo-ambiente che ad una condivisione anfibio-ambiente, e ciò è evidente sia nella percentuale della condivisione che nei pattern di distribuzione(Fig.1).
Questo fatto, sottolinea il Team americano, chiarisce l’importanza che ha avuto il rapporto con il microbioma durante l’evoluzione, lo sviluppo e la sopravvivenza di questo maestoso rettile e come una vita in cattività, e quindi in un ambiente non nativo, possa influire su questo delicato equilibrio; e su quello umano? ricordiamoci che solo recentemente(in tempi evolutivi) l’uomo ha cominciato a vivere in ambienti “poveri” di batteri, o comunque paragonabili a quelli di un drago in cattività, viene da chiedersi che effetto abbia avuto questo cambiamento sulla salute umana.

Fig.1 : viene mostrata la differenza tra le varie condivisioni del microbioma con l’ambiente, tale distanza è espressa in UniFrac ed è una distanza filogenetica tra comunità microbiche

Continuando a indagare, questa volta la mortalità del morso, si riscontrò che nel sangue di topi precedentemente infettati con la saliva di questo rettile a infezione terminata(con la morte del topo) si trovava nel sangue solo Pastorella multocida evidente responsabile della mortale infezione.

Ma come era possibile la sopravvivenza del rettile?
un semplice taglio in bocca ne avrebbe provocato la morte, e un taglio in bocca per un animale del genere non sembra un evento fortuito dato che non può masticare e che non è raro si nutra di animali più grossi di lui, ma come fa a sopravvivere?
Un saggio ELISA competitivo ha rilevato la presenza nel siero del rettile di anticorpi anti-Pastorella(Fig.2).

Fig.2: Sangue di cane infetto da P.multocida

Questa evidenza ha dato il via alla “esplorazione” dei peptidi antimicrobici presenti nel sangue di questi enormi rettili; nell’Aprile scorso uno studio di bioprospecting ha individuato ben 48 potenziali peptidi utili rivelando, tra l’altro, una potenziale funzione antimicrobica degli istoni(o proteine derivate) al di fuori del nucleosoma e della consueta funzione cellulare.

Alessandro Clochiatti

Fonti: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5069958/ (studi comparativi molto più recenti), https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12238371 (studi sui campionamenti 1996-1998 e test ELISA), http://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/acs.jproteome.6b00857 (studio di bioprospecting), foto in evidenza di Stefano Unterthiner (http://proof.nationalgeographic.com/2014/02/12/close-encounters-with-a-komodo/)

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