Quando l’hanno recuperata, in evidente stato di difficoltà nei mari del golfo di Salerno, nessuno poteva immaginare che la grande tartaruga Caretta caretta (oltre settanta centimetri di carapace) avesse da raccontare una storia quasi incredibile: un lungo viaggio di oltre tremila chilometri attraverso il Mediterraneo e qualche pit-stop forzato, con l’aiuto dell’uomo, mai come in questo caso – neanche fosse una fiaba d’altri tempi – prezioso alleato dell’animale. Tirata su dall’equipaggio della motovedetta della Guardia di Finanza, sezione operativa navale di Salerno, composto dal maresciallo Giovanni Pompita, dai luogotenenti Ventre e Sodano, dal vice brigadiere Daniele Antonio e dall’appuntato Pinto, il rettile galleggiava su di un fianco e non riusciva ad immergersi. Di qui l’attivazione del network regionale per il monitoraggio delle tartarughe marine nella regione Campania, una piccola eccellenza nel supporto agli splendidi rettili, che nidificano – sempre più copiosi – anche lungo gli arenili del Cilento. E la storia inizia qui, con il pronto intervento degli operatori del centro di primo soccorso dell’area marina protetta di Punta Campanella, Domenico Sgambati e Alba Fagnano, accompagnati da Andrea Travaglini: la tartaruga è stata immediatamente trasferita al centro di recupero della Stazione Zoologica Anton Dohrn, dove sono arrivate le sorprese. La Caretta caretta porta infatti sul carapace un trasmettitore satellitare e due targhette identificative: è una vecchia e a quanto pare affezionata conoscenza del centro napoletano. Fu recuperata per la prima volta nel settembre del 2005 a Punta Imperatore, nel mare di Ischia. Qui, le fu assegnato il nome di Agatha Christie: già, proprio come la celebre giallista. Perché, raccontano dal Dohrn, il traghetto che la stava trasportando da Ischia a Napoli sembrò sparire nel nulla: “Non ve ne era traccia sugli schermi del porto”. Qualche settimana e Agatha riuscì riprendere la libertà, rilasciata nel mare di Capri. Dieci giorni dopo, sfortunatissima, finì intrappolata però nel bacino della darsena Dohrn al Porto, dal quale fu prelevata e riportata al centro di recupero. La primavera successiva un nuovo rilascio, poi una nuova ricattura.E l’interrogativo da parte dei biologi della Stazione zoologica: la povera Agatha aveva forse difficoltà di nuoto, non riconducibili a responsi di esami clinici sempre negativi? Per comprenderlo, si decise di dotarla di un trasmettitore satellitare allo scopo di seguirla nei suoi spostamenti.Così, liberata a Palinuro nel 2012 dopo un lungo periodo di riabilitazione guidata nella baia di Porto Paone a Nisida, la tartaruga marina ha avuto modo di prendersi la sua sorprendente rivincita. Mettendosi in viaggio verso l’Adratico. Pausa rifocillante presso un centro di recupero pugliese (con applicazione di una nuova targhetta di riconoscimento) e poi di nuovo in marcia verso la Laguna di Venezia. Migliaia di chilometri, altro che difficoltà di nuoto. L’ultimo segnale del trasmettitore risale al 30 agosto 2013: segnalava la presenza della tartaruga nella parte meridionale della costa adriatica pugliese. E sabato 7 maggio Agatha ha fatto ritorno a Napoli, dove lo staff l’ha riconosciuta e coccolata: al centro di recupero coordinato dalla dottoressa Sandra Hochscheid della Stazione Zoologica, è stata subito visitata dal dottor Andrea Affuso e sottoposta alle cure del caso. “Ci piace pensare che vistasi in difficoltà sia voluta tornare dove sa di poter trovare tante persone esperte e pronte ad offrirle tutto l’aiuto di cui avrà bisogno” sottolineano i biologi napoletani, l’amorevole staff che provvederà nuovamente al rilascio in mare, presto, dopo gli esami clinici. Poi, Agatha potrà tornare in mare. Sapendo che nel cuore del Golfo di Napoli avrà sempre un prezioso punto di riferimento, in caso di difficoltà. (Pasquale Raicaldo)
Il ritorno di Agata Christie, la tartaruga marina che ama la Campania – La Repubblica
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