Scegliere di vivere nel deserto non è da tutti. La maggior parte delle specie animali e vegetali non hanno scampo con il clima proibitivo di questi ambienti fatto di giornate caldissime e fredde notti, quasi completamente senza acqua e con pochissimi ripari per proteggersi dagli impietosi raggi del sole, ma il gatto delle sabbie (Felis margarita) fa eccezione.

Questo splendido felino, infatti, è una specie “psammofila”, ossia che vive esclusivamente in habitat sabbiosi come deserti e dune. È presente in tre aree distinte del mondo: nei deserti africani del Sahara in Algeria, Niger e Marocco, in tutta la penisola arabica e in alcune zone dell’Asia centrale tra cui Turkmenistan, Iran, Pakistan e Afghanistan.

Il “sand cat” sopporta condizioni climatiche estreme, con temperature che durante il giorno possono toccare punte di oltre 50 °C e di notte crollano fino a – 5 °C. Il suo corpo è una macchina perfetta per fronteggiare le avversità del deserto, in particolare le orecchie e le zampe.

Delle dimensioni di un gatto domestico, F. margarita ha grandi orecchie appuntite munite di bolle timpaniche molto sviluppate, più di qualsiasi altro felino, che assicurano all’animale un udito eccezionale in grado di localizzare di notte le prede nascoste sotto la sabbia.
Anche le zampe sono un capolavoro di adattamento e, a differenza di altri felini, presentano tra le dita una peluria fitta e lunga che ricopre il palmo della zampa isolandolo e proteggendolo durante gli spostamenti sulla sabbia rovente. Un accorgimento geniale per gli animali che però mette in difficoltà gli scienziati: con una pelliccia come suola, le impronte sono molto difficili da localizzare e seguire.

Un altro adattamento alla vita estrema del deserto è la capacità di resistere lunghi periodi senza bere ma ricavando l’acqua dalle prede catturate, tipicamente roditori ma anche lepri, uccelli, lucertole e serpenti velenosi come le vipere.

Sono infatti dei carnivori opportunisti che prendono quanto trovano nel loro arido habitat. Anche le doti di abile scavatore permettono al gatto delle sabbie di sopravvivere. Quando il sole è alto nel cielo è indispensabile sapersi crearsi un rifugio fresco dove rintanarsi in attesa della notte. Non difendono una sola tana ma possono condividerla con altri individui, senza però occuparla mai contemporaneamente.

Una mamma di “sand cat” con il suo piccolo
Credits: Ipa-agency

Il gatto della sabbia conduce infatti una vita solitaria, tranne durante il periodo riproduttivo, e si muove all’interno di territori molto ampi.

È considerata una specie rara, difficile da studiare. Le abitudini schive dell’animale e l’ambiente proibitivo in cui vive ostacolano il lavoro dei ricercatori, per cui il comportamento in natura del sand cat è ancora avvolto dal mistero. Come se non bastasse, di notte i gatti della sabbia chiudono gli occhi se si avvicina un uomo, diventano quasi impossibili da individuare così perfettamente mimetizzati con l’ambiente.

Sembrerebbe poco entusiasta di farsi trovare da noi!

Essere una specie poco conosciuta, però, ha anche dei vantaggi: recentemente la comunità scientifica ha espresso il sospetto che la reale popolazione e distribuzione di F. margarita sia superiore a quanto finora stimato. Tanti ma ben nascosti.

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