Lo scaffale è quasi vuoto. Nel supermarket per animali è in corso una rivoluzione. La scusa è un restyling delle corsie, la verità è un dato che riguarda le vendite. Una delle più note case di croccantini per cani e gatti è andata sul rosso: 30 per cento in meno. E e altre non ridono.

Per carità, le crocchette saranno sempre vendute, perché c’è il proprietario che ha poco tempo e non ci rinuncia. Ma l’effetto Report – dopo la puntata del 6 dicembre 2015 dal titolo che ha puntato il dito sul cibo industriale, segnalando che negli ultimi tre anni le vendite erano aumentate del 70 per cento, l’equivalente di un business milionario e in crescita esponenziale – continua e comincia a mettere ansia anche alla grande e piccola distribuzione.

Ma niente paura, perché il mercato sa rinnovarsi e anche riciclarsi. “Tra qualche tempo al posto di questi scaffali ci saranno tutti congelatori – dice il responsabile di uno dei centri vendita della provincia di Napoli –  e a giorni arriveranno nuovi elettrodomestici: la biscottiera elettrica per cani con le ricette, un aspirapolvere che si aggiunge a quello che c’è già in casa, per eliminare tutti i peli in giro”. Ma c’era già chi da tempo preannunciava il ritorno alla dieta “di casa”.

Barbara Gallicchio, professore all’università cattolica del Sacro Cuore di Milano, veterinaria, comportamentalista e fondatrice dell’Asetra. Invitata a tenere un corso a Napoli, ha spiegato l’importanza di una dieta  a base di prodotti freschi, dopo le disavventure del mercato soprattutto americano (melamina, cioè una materia plastica, aggiunta alle crocchette; micotossine trovate nei cereali usati per la fabbricazione; penthotal, farmaco usato per l’eutanasia agli animali dei canili degli Stati Uniti; pesticidi).

“L’alimentazione dei nostri cani – dice la dottoressa Gallicchio – è cambiata solo negli ultimi 30 anni. Oggi con l’aiuto della grande distribuzione si possono fare le cose per bene: carni scottate di manzo o cotte (pollame), pesce cotto poco, uova, latte, formaggi, yogurt, riso, pasta, pane secco o tostato, accompagnati a integratori usati opportunamente nella quantità di 10 grammi per chilo di peso del cane per le carni, e per il pesce di 20 grammi, essendo molto magro, andranno benissimo”. 

Ecco come, secondo la specialista, andrebbero ripensati i pasti dei nostri cani senza cibo industriale: per un cane di 20 chili adulto poco attivo, com’è la media dei nostri cani, mangerà a colazione 100 grammi di yogurt o 150 di latte più un paio di biscotti secchi, a pranzo 200 grammi tra carne, riso e verdure (o due uova e ricotta), e a cena 250 grammi tra carne verdure e integratori. 

La frutta si può dare tutta come snack, tranne l’uva. Integratori: il sale, il lievito di birra alimentare quello in scaglie, i fermenti lattici, la polvere di ossa, perché l’osso va dato ma non cotto (scheggia) ed è preferibile scottare un ossobuco e fornirlo completo di osso, in modo che il cane possa affilare i denti. Si può anche dare l’alga, l’olio di lino o di salmone. Inutile dire che pensare che un predatore possa diventare vegano è un’eresia.

La dieta Barf (Biologically Appropriate Raw Food) insegna a dare cibo crudo (meglio scottato) ai predatori che abbiamo in casa. “I cani dei miei clienti mangiano anche latticini, polenta o cous cous cotti in brodo vegetale, del parmigiano o grana e un cucchiaio di olio di oliva e poi, invece di polverizzare le ossa, cosa difficile, si possono dare i gusci d’uovo tritati”.

“Globalmente – spiega Barbara Gallicchio – il cibo crudo vale l’1 per cento del giro d’affari totale, 169 milioni di dollari all’anno contro 18 miliardi, però la sua crescita è stimata del 23 per cento annuo”. La dottoressa ha una ricetta per i biscotti al formaggio: 300 grammi di farina di grano tenero, 40 grammi di fiocchi d’avena; 70 grammi di ricotta: 25 di parmigiano grattugiato, 80 grammi di mele frullate, 2 cucchiai di olio di oliva, 3 cucchiai di acqua: impasto di mezzo centimetro, cuocere in forno a 180 gradi per 30 minuti, si conservano fino a 2 settimane in un contenitore ermetico.

I costi? Se prima finivate in rovina, ora, con le offerte della grande distribuzione e un po’ di fatica in più, ma con grande soddisfazione assicurata perché migliora anche l’umore del cane, sarà un mondo diverso. E i gatti?

“Bisognerebbe tritare le quaglie con tutte le ossa”, dice la veterinaria. Ma per il gatto alle scatolette con cibo ben identificabile (ce n’è sicuramente di più di quelle per cani), si può affiancare sempre il pollo (senza esagerare), i fegatini, e il pesce azzurro che i felini gradiscono dalla notte dei tempi. Niente paura, assicura la dottoressa. Ci vuole più a dirlo che a farlo. 
 
 
 
 
 

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