L’Aids non colpisce solo gli esseri umani, ma un virus molto simile può infettare anche i gatti, e come per gli uomini, le cure non sono a buon mercato. A Campobello di Mazara, in provincia di Trapani, in tanti si stanno interrogando sull’opportunità di impiegare le risorse comunali per salvare un piccolo gatto randagio risultato positivo all’Aids felino.

Trovato e segnalato nel 2016 da un cittadino alla polizia municipale il felino è stato curato e riabilitato a spese del Comune: 2.120 euro come si evince dal documento della ragioneria contabile del comune siciliano.

Non c’è alcun pericolo di contagio per gli esseri umani.

Il virus dell’immunodeficienza felina (FIV) causa nei gatti una malattia con caratteristiche e decorso simili alla sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). Tuttavia, benché il virus sia simile all’HIV (virus dell’immunodeficienza umana) esso si trasmette solo fra gatti per contatto ematico, cioè del sangue. Il contagio può avvenire in caso di zuffe, quando i gatti si graffiano e si mordono.

I gatti infettati dal virus possono non mostrare alcun sintomo per anni. L’infezione, con il tempo, indebolisce però le difese immunitarie del gatto, rendendolo più vulnerabile ad altre malattie infettive.

I sintomi dell’Aids felina

  • febbre persistente e ricorrente;
  • mancanza di appetito;
  • pelo in cattive condizioni;
  • infiammazione delle gengive (gengivite) o della bocca (stomatite);
  • infezioni croniche e ricorrenti della pelle;
  • infezioni alla vescica;
  • diarrea;
  • malattie degli occhi;
  • progressiva perdita di peso lenta seguita da un rapido deperimento nelle fasi avanzate della malattia;
  • cancro e malattie del sangue;
  • disturbi del comportamento, problemi neurologici e convulsioni;
  • aborto e disturbi riproduttivi nelle femmine non sterilizzate infettate dal virus.

 I gatti positivi all’Aids felina vengono soppressi non per crudeltà mentale, ma per evitare la diffusione della malattia. 

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