Boom di sfilate, incontri e qualche abbaio, nella strada vip della città. Finiti i tempi delle catture e abbattimenti.

PONTEDERA — Se in “Ladri di biciclette” De Sica imperniò sulla ‘bici’ rubata a un reduce di guerra finalmente assunto come “attacchino” comunale una tragica storia di povertà, “Gli scontenti”, altro film d’epoca in bianco e nero, raccontò il dramma di un altro disoccupato che trovò un posto comunale da accalappiacani e custode di cani accalappiati. 

Cani catturati per le strade del paese e che Bastiano doveva sopprimere dopo qualche giorno se non si presentava il padrone. Ma Bastiano non ce la faceva ad ucciderli con l’ultimo pranzo avvelenato e perciò li lasciò scappare tutti, attirandosi addosso l’intero paese nel quale si era sparsa la voce che quegli animali avessero tutti la rabbia. La peste dei cani. Ma un paesano coraggioso salvò Bastiano.

Prima e dopo la guerra, anche a Pontedera e fino alla metà degli anni ’70 girava per le vie del centro e della periferia un accalappiacani con frustino fornito di cappio e carrettino con gabbia. Doveva lottare con i cani randagi ma anche con i bambini che schierandosi dalla loro parte complicavano e a volte impedivano la cattura. Che nella maggior parte dei casi finiva con l’eliminazione eseguita all’interno dei macelli pubblici operanti prima in città e poi al ponte alla navetta. Altri tempi. 

Oggi i cani, piccoli e grandi, di gran pelo o senza peli, animano soprattutto il Corso ormai diventato il salotto buono anche per loro. I proprietari li tengono al guinzaglio o in collo o addirittura (le ragazze e signore) nella borsetta, con la testina fuori, quando sono microscopici. E quando i gruppi familiari o i singoli proprietari si incrociano è tutto un lodare reciproco, mentre i cani fanno o cercano di fare il loro lavoro di annusarsi o di abbaiarsi altrettanto reciprocamente. E di rabbia non è più nemmeno il caso di parlare perché gli ambulatori e le cliniche veterinarie hanno spesso tempi d’attesa anche più lunghi di quelli al pronto soccorso del Lotti.

In Italia sono 60 milioni gli animali domestici – come gli italiani vecchi e nuovi, ma questi ultimi non hanno cani – in continua crescita. I cani detengono la maggioranza col 60,8%, i gatti sono al 49%, le tartarughe all’ 8,7, gli uccelli al 5,4, i conigli al 5,2, i criceti al 3,1% e gli animali esotici al 2,1. Infine: per un cane il costo annuale medio di un anno, fra cibo, cure sanitarie e di bellezza, è calcolato in 1800 euro, segnale che economicamente gli italiani non sono così messi male e che fanno meno figli perché hanno già un cane o un gatto in casa?

Una prima buona notizia viene però dal fatto che ora si vedono per strada, a cominciare dal Corso, assai meno ‘cacche’ di cani, segno che i padroni le puliscono, mentre un altro dato è la presenza di canili e gattili pronti a offrire gratuitamente e con incentivi comunali un cane o un gatto. Da tutto ciò deriva come siano lontani i tempi dei poveri cani – ma siamo sicuri che fossero anche tutti infelici? – vaganti per la città in cerca di cibo e di cagne per accoppiamenti pubblici, e delle soppressioni dopo la cattura. Tempi lontani, anche se soltanto di qualche decennio, soprattutto se accostati ai tempi attuali con cani elegantissimi a passeggio (con i padroni) nel salotto buono anche di Pontedera. E ovviamente di tutte le città.

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