Comunicare con il nostro amico a quattro zampe può non essere così facile siccome abbiamo “vocabolari” diversi, appartenendo a specie diverse definiamo il nostro linguaggio in base all’etogramma. Per etogramma si intende il repertorio comportamentale specie-specifico che ogni individuo possiede. Ci sono studi approfonditi dietro la stesura dei diversi etogrammi di ogni specie, i quali si basano su innumerevoli ore di osservazione degli individui. Questo è il punto di partenza: l’osservazione. Il nostro cane ci osserva 24h su 24h, impara da noi molto più di quello che immaginiamo e ci conosce molto più di quanto noi conosciamo noi stessi possiamo dire.

Ma ecco la domanda è: quanto osserviamo noi il nostro cane? Quando interagiamo con lui o interagisce con altri cani/persone lo guardiamo? Sguardi, posture, vocalizzi, sono i segnali principali che i nostri compagni emettono per comunicare con noi le loro intenzioni e ciò che provano durante le interazioni. Possiamo suddividere in larga misura i comportamenti in sociali, di paura o stress, aggressivi o impositivi. I cani sanno chi siamo perché lo leggono oltre che dalla nostra postura, dai nostri gesti e sguardi, anche dagli odori che emaniamo. Se abbiamo paura, ad esempio, loro sentono l’adrenalina che inizia a circolare nel nostro corpo, quindi sarà difficile mostrarci sicuri di noi ai loro occhi e coerenti, “degni” di fiducia come un buon leader agli occhi dei suoi collaboratori. La comunicazione è tutto.

L’essere umano spesso dà molte cose per scontate quando comunica con altri individui, ci sono studi basati sulle micro espressioni facciali che ci aiutano a riconoscere quando una persona non crede in ciò che dice, sta mentendo, si sente in colpa o si vergogna per quello che ha detto. Non basta solo la parola o l’intonazione, la comunicazione non verbale è molto ampia ed è praticamente il buon 80% di tutta la comunicazione. I cani inoltre percepiscono il nostro stato d’animo, sentono letteralmente le nostre emozioni con le quali possono entrare in risonanza.

Possiamo fare altrettanto anche noi nel momento in cui ne diventiamo consapevoli, in questo modo possiamo lavorare sugli stati di calma, guidando il nostro compagno verso la quiete mentale ed emotiva. Un esempio classico è: quando abbiamo da lasciare da solo a casa il cane, se lo salutiamo con mille moine, rassicurazioni, discorsi e coccole, perché in realtà siamo noi i primi a soffrirne, stiamo aprendo le porte all’ansia nella mente del nostro amico a 4 zampe.

Alcuni cani hanno il loro vissuto e i loro piccoli o grandi traumi in tema “mi sento abbandonato”, dall’ansia generalizzata a quella da separazione vera e propria, ed è qui che abbiamo da guidarli verso una sicurezza maggiore in se stessi e nei confronti del luogo in cui li lasciamo. Più un cane sarà sicuro e in pace e meno si stresserà ad ogni distacco.

Il cane è il nostro miglior maestro, a prima vista forse ci sembra “solo” un animale da compagnia, ma se guardiamo bene egli ci guida verso un lavoro su noi stessi, sulle nostre abitudini e sul nostro stile di vita.

dott.ssa Marzia Massocco

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