Da tre secoli l’Hermitage di San Pietroburgo è protetto da alcuni fedeli e simpatici guardiani: i gatti! Che fin da epoche antiche hanno il compito di tenere lontani i topi dalle preziose collezioni d’arte.

Attenzione, attraversamento gatti!”, un cartello bizzarro e insolito anche se lo si trovasse lungo la carreggiata di un’autostrada o di una tangenziale. Il triangolo che indica pericolo raffigurante un gatto nero stilizzato che sta attraversando cauto strisce pedonali si trova tuttavia in uno dei musei più grandi e più importanti del mondo: all’Hermitage di San Pietroburgo. Quest’ultimo custodisce splendidi capolavori dell’arte internazionale, perlopiù italiana, francese, spagnola, fiamminga e olandese, ogni anno ammirati da numerosi visitatori. Per fare qualche esempio si potrebbero citare opere di Caravaggio, Raffaello, Tiziano, Leonardo,Tiepolo, Tintoretto, Perugino, Monet, Renoir, Gauguin, Cézanne,Pissarro, Matisse, Rembrandt, Van Gogh, Rubens, Van Dyck, Velázquez,e molti altri ancora. Dipinti soggetti al deterioramento causato daltempo, come accade solitamente in tutti i musei del mondo, ma non solo… anche all’azione indiscreta di topi.

Ebbene sì, i piccoli roditori hanno infestato il celebre edificio russo fin dall’inizio, da quando lo zar Pietro il Grande, fondatore della città di San Pietroburgo, giunse dall’Olanda in quello che oggi è il Palazzo d’Inverno, in compagnia di un gatto di nome Basilio:quest’ultimo aveva il compito di cacciare i topi dall’edificio; inoltre lo zar emanò un’ordinanza perché i gatti fossero tenuti nei fienili per evitare l’infelice intrusione dei topi. Nel 1747 fu l’imperatrice Elisabetta, figlia di Pietro il Grande, che decise di ospitare un’intera colonia di gatti a cui era affidato il delicato compito di cacciatori di ratti e topi. A tal fine arrivarono da Kazan’ numerosi gatti certosini, che l’imperatrice accolse nei sotterranei e nei corridoi del palazzo: un’idea che si rivelò di successo, tanto da decidere di tenere a questo scopo i gatti nell’edificio. Con Caterina la Grande, moglie di Pietro III di Russia, colei che fondò il museo d’arte nel 1764, si giunse addirittura a una distinzione tra gatti di casa e gatti di corte, per cui questi ultimi avevano il privilegio e il “dovere” di passeggiare con libertà nei fastosi saloni del Palazzo, facendo fuggire gli eventuali ospiti lontano dalle raffinate opere e decorazioni che lo ornavano.

Il cartello Attenzione gatti
Il cartello Attenzione gatti!
Gatto dell'Hermitage di San Pietroburgo
Gatto dell’Hermitage di San Pietroburgo
Gatto dell'Hermitage di San Pietroburgo
Gatto dell’Hermitage di San Pietroburgo
Hyppolite Delaroche, Ritratto postumo di Pietro il Grande (1838; olio su tela, 130,6 x 97 cm; Amburgo, Kunsthalle)
Hyppolite Delaroche, Ritratto postumo di Pietro il Grande (1838; olio su tela, 130,6 x 97 cm; Amburgo, Kunsthalle)
Ivan Argunov, Ritratto di Caterina la Grande (1762; olio su tela, 245 x 176 cm; San Pietroburgo, Museo Russo)
Ivan Argunov, Ritratto di Caterina la Grande (1762; olio su tela, 245 x 176 cm; San Pietroburgo, Museo Russo)

Il Palazzo d’Inverno si presenta oggi come uno degli edifici di cui il Museo dell’Hermitage si costituisce: oltre a questo, il Grande Hermitage, il Piccolo Hermitage, il nuovo Hermitage e il Teatro dell’Hermitage. Si tratta della prima residenza degli zar, a cominciare da Pietro il Grande, e vi risiedettero i Romanov fino alla scoppio della Rivoluzione d’ottobre nel 1917. Meraviglioso esempio di arte barocca in Russia, il Palazzo d’Inverno si erge in posizione dominante sulla piazza e si affaccia sul fiume Neva; l’edificio conta 1786 stanze e quasi duemila finestre. Visitare oggi il Museo dell’Hermitage significa calarsi nelle sale e nelle gallerie che un tempo erano percorse ogni giorno dai suoi abitanti: zar e zarine che salivano e scendevano da quello che oggi è lo scalone degli Ambasciatori per giungere nella Sala del Padiglione, la più sfarzosa di tutte, con colonne, fontane e luccicanti lampadari; da questa potevano godere di un’ottima vista sul fiume Neva e anche sul giardino pensile all’interno del palazzo. Attraversavano la Sala delle venti colonne, la grande biblioteca, la Sala di Giove che oggi ospita sculture, tra cui la Venere di Tauride, originale di epoca ellenistica ritrovato nei fori romani e acquistato da Pietro il Grande; e ancora il boudoir e la cappella, nonché la sala del trono di Pietro il Grande, oltre all’odierna sala di San Giorgio che oggi è ornata da colonne di marmo di Carrara e pezzi in bronzo dorato, la sala bianca, la sala del Feldmaresciallo, e le gallerie che oggi custodiscono capolavori artistici, come Amore e Psiche e Le Tre Grazie di Antonio Canova. Per non dimenticare la splendida Loggia di Raffaello.

Tutti questi ambienti fastosi e finemente decorati furono perciò anche casa di molti gatti che, oltre a farsi coccolare dai ricchi proprietari, svolgevano la funzione di cacciatori di topi, cosicché se un topino o un ratto provava solo ad avvicinarsi agli arredi e alle opere d’arte presenti nell’edificio, scappava a zampette levate per non finirenelle grinfie dei gatti.

La convivenza tra i gatti e i loro ricchi padroni durò felicemente per molto tempo. Solamente in un difficile momento storico i felini scomparvero dall’Hermitage: durante la Seconda Guerra Mondiale, quando San Pietroburgo, che allora si chiamava Leningrado, si trovava sotto assedio. In quell’occasione la popolazione della città russa si trovò a non avere cibo a sufficienza per il sostentamento e perciò, in mancanza di altro, dovette cibarsi anche dei gatti rimasti incittà… anche di quelli che vivevano all’interno dell’odierno museo. Finito il periodo duro e triste della guerra, i gatti tornarono a popolare la città e le sale dell’Hermitage.

All'Hermitage i gatti sono anche dipinti sui muri
All’Hermitage i gatti sono anche dipinti sui muri. Ph. credit RachelH via Flickr
Gatto dell'Hermitage di San Pietroburgo
Gatto dell’Hermitage di San Pietroburgo
Gatto dell'Hermitage di San Pietroburgo
Gatto dell’Hermitage di San Pietroburgo

Oggi gli abitanti a quattro zampe non passeggiano più indisturbati e tranquilli negli ambienti dove i visitatori ammirano i capolavori artistici custoditi nel museo e le magnifiche sale di quest’ultimo, bensì la loro sistemazione stabile è nei sotterranei e nei depositi sottostanti. Qui tiragraffi, coperte, ciotole e ceste poste accanto ai tubi di riscaldamento arredano gli “appartamenti” dei felini, i quali, grazie a quotidiane cure e attenzioni prestate da volontari, soggiornano comodamente e amorevolmente ancora adesso, portando avanti la tradizione.

Complessivamente oggi vivono qui circa settanta gatti e ognuno addirittura possiede il proprio passaporto; grazie a Maria Haltunen, assistente del direttore del museo di San Pietroburgo, i mici ricevono costantemente cibo e cure necessarie, poiché dal 1995 la donna ha avviato la campagna dedicata “Un rublo per un gatto”: i fondi raccolti sono destinati a tale scopo. Uno di questi amici a quattro zampe è Achille, un gatto bianco e sordo divenuto famoso per aver pronosticato alcune vittorie delle nazionali di calcio durante la Coppa del Mondo 2018: la sua scelta per decretare la squadra vincitrice avveniva mangiando dall’una o dall’altra ciotola, a seconda del colore di quest’ultima, decorata con la bandiera della squadra corrispondente.

Ogni anno, per festeggiare gli ormai celebri gatti dell’Hermitage, viene organizzato in occasione del 28 marzo il “Cat Day”, la giornata dedicata ai gatti: durante l’intera giornata i visitatori, nella stragrande maggioranza bambini, partecipano a giochi, gare e a varie iniziative organizzate negli appartamenti dei felini, ovvero i sotterranei del museo, pagando un biglietto speciale. Un evento annuale all’insegna della felicità tra bambini e animali che celebra il consolidato legame dell’Hermitage con i suoi antichi e fidati guardiani.

All'Hermitage i gatti sono anche dipinti sui muri
All’Hermitage i gatti sono anche dipinti sui muri. Ph. credit RachelH via Flickr
Il gatto Achille. Ph. Credit Agenzia TASS
Il gatto Achille. Ph. Credit Agenzia TASS
I gatti nei loro appartamenti sotterranei. Credit CBC Moscow
I gatti nei loro appartamenti sotterranei. Credit CBC Moscow
Ilaria Baratta

L’autrice di questo articolo: Ilaria Baratta

Sono co-fondatrice di Finestre sull’Arte con Federico Giannini. Sono nata a Carrara nel 1987 e mi sono laureata a Pisa. Sono caporedattrice di Finestre sull’Arte.

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