I biomarcatori cardiaci sono un nuovo strumento interessante per la diagnosi della cardiopatia nel cane e nel gatto.
Il biomarcatore è una sostanza elaborata da un tessuto specifico che può essere rilevata nel circolo ematico. Per essere clinicamente utile, dovrebbe essere rilasciato in proporzione a un particolare processo patologico, e fornire informazioni sulla presenza, la gravità e la prognosi della malattia.

Esistono un gran numero di marcatori che possono essere modificati dalla presenza di malattie cardiovascolari, ma attualmente nei pazienti umani solo due marcatori sono considerati sufficientemente validi da essere stati ampiamente adottati nelle linee guida della pratica medica.

BIOMARCATORI CARDIACI

Questi indicatori sono le troponine per l’infarto del miocardio e i peptidi natriuretici per i pazienti con disfunzione ventricolare sinistra e insufficienza cardiaca. Altri tipi di marcatori ritenuti importanti nei pazienti con malattie cardiovascolari comprendono marcatori di disfunzione endoteliale, marcatori di infiammazione e marcatori di rimodellamento. Sebbene molti di questi siano anche stati studiati negli animali, il loro valore clinico non è ancora stato chiaramente dimostrato e non sono attualmente considerati come strumenti di ricerca. Attualmente i test della troponina cardiaca e del peptide natriuretico sembrano offrire utili informazioni nei casi di cardiopatia canina.

Le troponine
Le troponine I e T sono proteine intracellulari che, con i test attualmente disponibili, non sono presenti nelle concentrazioni rilevabili nella circolazione della maggioranza dei cani sani. I danni all’integrità cellulare del miocardio, causati da ischemia, infarto, infiammazione o malattie degenerative, provocano una perdita di troponina nello spazio extracellulare e quindi nel plasma in cui può essere rilevata. Le malattie cardiache che provocano la morte cellulare simultanea sono relativamente rare nel cane e nel gatto, anche se la cardiopatia ischemica è riscontrata in veterinaria. Esistono numerosi articoli sulla valutazione delle concentrazioni di troponina negli animali, ma il loro potenziale come marcatori nella pratica veterinaria non sembra essere così grande come quello dei peptidi natriuretici.

I Peptidi natriuretici
I peptidi natriuretici atriali (PNA) e peptidi natriuretici di tipo B (PNB) sono prodotti dal miocardio atriale e ventricolare. Vengono prodotti in grandi quantità in risposta ad un maggiore stiramento del miocardio e ad un aumento dello stress della parete. Pertanto la loro concentrazione aumenta quando aumenta la pressione di riempimento cardiaca, elemento essenziale per lo sviluppo dell’insufficienza cardiaca congestizia.
Le ricerche sull’uso dei peptidi natriuretici sugli animali sono ancora alle prime fasi, ma stanno sviluppando analogie con studi che suggeriscono che la misurazione di questi indicatori possa essere applicata anche nel settore veterinario.

Esistono diversi tipi di peptidi natriuretici che possono essere misurati. I principali studiati negli animali sono il PNB, il PNA, il pro PNA, i frammenti di pro PNA e il NTpro PNB e le loro concentrazioni; tutti aumentano in situazioni di aggravamento delle malattie cardiache.
Alcuni studi veterinari hanno suggerito che i biomarkers come la troponina e la concentrazione di peptidi natriuretici possono diventare indicatori di prognosi.
Infine è stata dimostrata nei cani la riduzione delle concentrazioni di peptidi natriuretici in risposta all’introduzione di un trattamento nella cura dell’insufficienza cardiaca congestizia, ma il loro potenziale come strumenti di monitoraggio o di linee guida terapeutica guida è ancora da esplorare.

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