Venerdì, 26 Febbraio 2016 14:34

home restaurant La Commissione Industria della Camera ha approvato una risoluzione, con cui impegna il governo a regolamentare l’attività degli home restaurant. ,
Home Restaurant non più senza regole: il Governo ha infatti assunto l’impegno di colmare un vuoto legislativo. E’ passata in questi giorni, in Commissione Industria, la risoluzione del sen Angelo Senaldi che prevede l’avvio di una iniziativa normativa per regolare questa nuova tipologia di attività.

L’apertura di un ristorante nella propria abitazione ossia l’attività di «home restaurant», che si caratterizza per la preparazione di pranzi e cene presso il proprio domicilio e per un numero limitato di persone trattati come ospiti personali, però paganti, si sta rapidamente diffondendo anche nel nostro Paese grazie alle piattaforme web.

Non è attività libera, ma richiede autorizzazione- Anche se viene esercitata solo in alcuni giorni e per poche persone, questa attività “presenta le caratteristiche tipiche di un’attività di somministrazione di alimenti e bevande”. Infatti, i prodotti vengono serviti in locali privati attrezzati aperti alla clientela, coincidenti con il domicilio del cuoco, e la fornitura comporta il pagamento di un corrispettivo. Per queste ragioni l’home restaurant “non può essere considerata un’attività libera”. Ai fini del suo esercizio è richiesto il possesso, come per tutte le altre attività afferenti al settore alimentare, dei requisiti di onorabilità nonché professionali e la presentazione della segnalazione certificata di inizio attività (S.C.I.A.) o di richiesta di autorizzazione, qualora l’attività venga svolta in una zona tutelata (es. centri storici).

Qualche punto fermo c’è già– I Comuni sono già chiamati a programmare le  aperture degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande che risultano subordinate a titolo autorizzatorio rilasciato dalla stessa amministrazione competente; fra queste, per il Ministero dello Sviluppo Economico, dovrebbero rientrare gli home restaurant, avendo già chiarito che questai attività è classificabile come «un’attività vera e propria di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande» e che pertanto «si applicano le disposizioni di cui all’articolo 64, comma 7, del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59

Rischi sanitari e fiscali- Per il Governo, che ha deciso di dettare regole- “esiste il rischio concreto che, a fronte di modalità diverse di fare ristorazione, dove da un lato ci sono imprese e lavoratori soggetti a norme e prescrizioni rigorose a tutela della qualità del servizio, della salute e della sicurezza dei lavoratori e dei clienti e dall’altro attività potenzialmente scevre da vincoli e controlli, anche igienici e fiscali, ci sia una significativo vulnus alla concorrenza nel settore, con evidente penalizzazione delle imprese in regola”.

Un fiorente attività– Secondo uno studio Confesercenti, l’universo degli home restaurant, solo nel 2014, ha fatturato 7,2 milioni di euro in Italia, con ben 7 mila cuochi social attivi; nel 2014 sono stati organizzati ben 37 mila eventi social eating andati a buon fine, con una partecipazione di circa 300 mila persone ed un incasso medio stimato, per singola serata, pari a 194 euro,

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