A Bologna, per esempio, c’ è un quadro del Crespi che custodisce il gatto come personaggio della metafora dell’amore. Altra città Venezia, ma sempre pittura per l’Ultima cena del Veronese, che ha fatto comparire il suo autore addirittura davanti al Tribunale dell’Inquisizione. Ma i gatti a Venezia sono sempre stati famosi. Si ricorda quello del doge Morosini, che lo seguiva perfino in guerra. E quello dell’ottocentesco Caffè dei Frari, zona San Polo, al quale fecero un monumento.

Altra acqua è quella che custodisce i gatti più tecnologici del momento: sono i gatti della colonia felina di Su Pallosu nel più piccolo borgo marino d’Italia con 8 abitanti nel comune di San Vero Milis, provincia di Oristano. Hanno una pagina sul Social network Facebook con oltre 4.000 amici. Adagiati su un sito nuragico da inserire nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, amano la spiaggia e sdraiarsi vicino alla battigia alla faccia di chi vuole il gatto ostile all’acqua.

I capitoli sono diciassette, perché si sa è numero gattesco. Per i popoli di origine latina il 17 è considerato sfortunato perché in numeri romani il 17 si scrive “XVII” che anagrammato diviene “VIXI” cioè “sono vissuto” quindi sono morto”, ma il gatto con le sue sette vite può ben dire di aver vissuto. Nel Nord Europa invece, questo numero ha un valore positivo che significa, tra l’altro, “vivere una vita per sette volte”.

Barbara Bellinelli è nata a Ravenna dove lavora in un ufficio pubblico. E un posto particolare spetta infatti a Ravenna, una delle sette città che in Italia ospitano questi esemplari in biblioteca, alla Classense. Dall’Iowa all’Illinois passando per il Kansas fino a Ravenna, queste le tappe dei gatti in biblioteca. C’era una volta il ‘topo di biblioteca’ e ora ci sono i gatti in biblioteca: son ben 809 quelli registrati nel mondo con residenza tra scaffali e libri. Alcuni sono veri e propri vip come Elsie che dalla ‘sua’ St. Helena Library della California, ha una pagina facebook con oltre 18.000 amici.

Sette sono le biclioteche che in Italia ospitano gatti, ma altre coordinate non si addicono all’animo felino. A Ravenna la Biblioteca Classense, infatti, dà alloggio e custodisce fin dal 2009 quattro gatti che sono nati nel cantiere aperto per l’ammodernamento degli spazi bibliotecari e sono stati perfino allattati dagli operatori culturali. Si chiamano Dewey, come l’inventore della classificazione decimale usata in tutte le biblioteche del mondo; Byron, come il poeta inglese che soggiornò a lungo a Ravenna; Teresa, come la contessa ravennate Teresa Gamba Guiccioli amata da Byron e quello tutto nero Obama, come il primo presidente nero della storia degli Stati Uniti d’America. Saggi i gatti lo sono, ma che non si approfitti troppo della loro pazienza… ecco quindi un adesivo fare bella mostra di sé all’entrata della biblioteca: Qui vive una colonia felina. Perché se i gatti possono sopportare gli umani a gironzolare tra i libri, accettare altri quattro zampe è talvolta troppo e allora, se scappa una baruffa, il cane è avvertito.

I gatti della Biblioteca Classense sono tutelati da una legge regionale e inoltre l’Asl vigila sul luogo e sui gatti in modo da garantire l’igiene e la sicurezza per tutti, umani compresi. Comunque è possibile andare in Biblioteca Classense e stare senza la presenza dei gatti. Per cui anche chi, per diversi motivi, non vuole averli tra i piedi, è accontentato: è una struttura pubblica e quindi potrà dirigersi nella sala Malkowski e nella sala riservata al piano nobile. 

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