Proprio qualche giorno fa, dopo trent’anni ho incontrato Enrico, il mio compagno di classe delle superiori al quale, partendo allora per un viaggio negli USA, avevo chiesto di portarmi un libro introvabile da noi, intitolato “The case for animal rights”. 
Divorato in pochi giorni, nonostante il mio approssimativo inglese, mi illuminò per quel “valore intrinseco” che avevo dentro come credo, come istanza, ma al quale non avevo saputo dare fino ad allora un nome e non riuscivo a spiegare.

Da quel giorno, per quel valore e per tutte le altre pagine scritte da Tom Regan siamo stati tutti più forti, in tutto il mondo, nella rivendicazione dei diritti degli animali.

E lo siamo stati ancora di più quando abbiamo avuto la possibilità di conoscerlo, di ascoltarlo, di accompagnarlo in giro per l’Italia, ogni volta che si è speso anche nel nostro Paese con l’infaticabile moglie Nancy. Dalle conferenze organizzate dalle nostre sedi locali a quella degli studenti di veterinaria di Torino, dal nostro Congresso del 30ennale alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo, dal premio consegnatogli dal Comune di Venezia al Festival della Filosofia di Modena. “Da giovane ho fatto anche il macellaio e il primo regalo alla mia fidanzata fu un cappello di pelliccia” – era il suo mantra – “se ho cambiato io, lo possono fare tutti”.

Quando nel 2010 ho avuto l’onore di essere invitato all’annuale Meeting nordamericano della sua “Culture and animals Foundation” Regan mi venne a prendere all’aeroporto con la sua scalcinata automobile. Capeggiava solo un adesivo, non animalista (d’altronde con lui dentro, il messaggio per la liberazione animale era già dentro…) e gliene chiesi il significato. Era quello degli Steelers di Pittsburgh, la squadra di football americano della sua città d’origine. Accidenti, gli dissi, ma allora sei una persona “normale”, come me che ho una squadra del cuore. Mi sorrise, facendomi capire che sono le passioni, le condivisioni, quindi le compassioni, che fanno vivo il mondo, la normalità, quindi, dell’essere per la liberazione degli animali ed essere parte della società umana che lotta per questo.

Ora la notizia della sua morte, nella casa di Raleigh nel North Carolina.

Certo, se ne è andato via il corpo di Tom Regan. Non i suoi insegnamenti che danno speranza a tutti i viventi.
Grazie Tom

Gianluca Felicetti
Presidente LAV

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