Sbandare
dicesi del cane segugio che caccia lontano da la muta, ossia che l’abbandona.

Scagnare
la voce emessa dal cane, quando si lancia a inseguir la lepre da lui levata o altre fiere. Il nome verbale è Scagno. Scagnio è il frequentativo del verbo.

Schiattire
(v. a Lepre). § Schiattire su la traccia: è il vizio e l’errore di certi segugi, i quali abbaiano su la traccia, spaventando cosi gli animali cercati, e perciò dando loro tempo e modo di sottrarsi.

Sciogliere
(a cui si può anche sottintendere i cani) liberare la coppia o la muta (ed anche un solo cane) dal guinzaglio, perché cacci cercando o inseguendo. Dicevasi anche «Mettere i cani al bosco» che forse è il latino Immittere in saltum; perché saltus era detto anche per caccia, essendo il luogo dove si cacciava, ossia la parte alta e boscosa dei monti.

Sciolta
l’atto o il fatto dello scioglimento de’ cani. § Di prima sciolta: può significare sul principiare della caccia, come sul principiare di qualunque altro scioglimento de’ cani. § Di seconda, terza sciolta, ecc. nel secondo, terzo scioglimento de’ cani.

Scodinzolare
il movere la coda che fa il cane per far festa o per allegria. Può anche dirsi del moverla che fa braccheggiando (v. q. v.) ed allora diventa un segno dimostrativo venatico. Ricordare il latino «Cauda canis vim habet demonstrandi ».

Scovare
dicesi dell’abilità che ha il cane di cacciar dal covo gli animali: ed è proprio dei cani da leva. § Per estensione anche di altri cani nel significato di trovar animali. Il nome è Scovamento.

Scovatore
agg. riferito a cane Che scova la selvaggina.

Segni vocali
quelli che dà il cane con la voce al cacciatore nel cercare la fiera, nel levarla, nell’inseguirla, nel perderla, nel ritrovarla di nuovo, nell’assaltarla.

Seguitare
inseguire in caccia detto di cani come di cacciatori. Usato fin dai primi secoli. Fav. Esopo, 175.

Sentòre
forse Alito o. Odore leggerissimo e aerino che avvisa il cane di qualche animale. Il vero significato di questa parola non è punto certo come, forse, è dubbio l’etimo. Ma l’uso cinegetico n’è cosi raro, che non merita disquisizioni.

Soprafare
(la fiera cacciata) stancarla e ridurla a tale coi morsi, che non possa più resistere. «Cinghiale o cervo soprafatto dai cani».

Spingere a le poste
dicesi sia di cani come di bracchieri e braccatoli, i quali, sapendo battere bene e ben parare il cinghiale o altre fiere, le costringono ad andare a le poste dei cacciatori.

Squittire
è La voce indefinibile che emette il cane nel primo trovare un indizio della presenza di una fiera; voce che, a differenza di tutti gli altri segni vocali da esso dati in caccia, può confondersi con quella di molti altri animali. E questo, forse per un istinto datogli dalla natura è il mezzo di falsare la sua voce, per non manifestarsi alle fiere cercate. Dicesi anche Segnare.

Sussultare
introduco questo verbo non usato ancora da alcun altro, perché senza di esso rimarrebbe priva la lingua del nome, di un atto canino importantissimo per la caccia a pelo; atto che, incompreso da commentatori e traduttori, ha condotto in errori quasi ridicoli anche scrittori contemporanei. Sussultare dunque è quel moto che fanno i cani da leva e da seguito al veder balzar fuori del covo la fiera cercata. Merita la pena di farne un po’ di storia, perché da essa può avvantaggiarsi non poco la conoscenza, ancor cosi poca, della Psicologia canina. La parola appare la prima volta in Senofonte (Cinegetico) sotto la forma tremousi. «I segugi in cerca (dice il grande Ateniese) al levarsi della lepre dal covo tremousi [sussultano] ma non l’inseguono, se prima non l’hanno vista fuggire». La parola dunque esprime due atti: l’improvviso arrestarsi da la cerca e una sosta brevissima prima di darsi a 1’inseguimento, ossia prima di slanciarsi dietro a la fiera con o senza segni vocali. Convien non aver mai visto né un segugio, né un bracco, né un altro qualsiasi cane da presa levar una lepre per non intendere questo. Ma nessuno degli scrittori anche contemporanei, lo ha inteso. Anzi l’ultimo, De Marolles, seguendo non so quale o quali de’ suoi predecessori, non solo non tien conto che tremousi non potrebbe significare altro che trepidano, ma lo scambia addirittura con la prima testimonianza del puntare e sia pure fermare (!!) dimenticando che qui parlasi di cani da inseguimento e da leva, ossia di cani, che non hanno per nulla né punta né ferma. Ed io, traduco appunto sussultano, come me ne dà diritto una delle accezioni del verbo greco tremo e del suo corrispondente latino trepidare; accezione che, nel caso nostro, è non solo confermata, ma imposta dalla cosa stessa. Perché tutti i cani usati a cacciar fiere hanno per scopo o di inseguirle, dopo averle levate, o di assaltarle per prenderle o ucciderle. Ora la natura dà loro l’istinto, meravigliosamente ragionevole, che, al primo trovarsi dinanzi una fiera, non le si gettino addosso senza conoscerla, ma la osservino rendendosi conto, nel minor tempo possibile, della natura di essa, delle difese che può opporre, e del modo come la posson o debbon cacciare utilmente: la osservino anche per esser pronti a combatterla, se, invece che fuggire, gli si lanciasse contro assaltandoli.
Quell’arresto dunque di soprasalto non è che la sosta momentanea necessaria al cane per osservare, e agire poi, secondo la osservazione. La quale vien confermata dal fatto che il cane in quel momento drizza le orecchie, come fa sempre quando si fissa a guardare.
E quest’atto istantaneo e complesso, in cui tutto il corpo del cane, per lo sforzo dell’arresto improvviso, si scuote e contrae, mentre la testa si alza e protende nell’osservazione, meglio che una trepidazione è un sussulto, e perciò il tremousi di Senofonte deve essere tradotto con sussultare anche per ringraziare quell’antico, che, a la nostra sciatta incuriosità e incomprensione ha lasciato questo postumo dono di un vocabolo, e un concetto cosi realisticamente espressivi, e necessaria ad essere conosciuti e denominati nella cinologia e nella pratica cinegetica.

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