Il Labrador e il Chihuahua non sono “americani”, ma discendono da razze eurasiatiche, introdotte nelle Americhe tra il XV e il XX secolo

[9 luglio 2018]

Secondo lo studio “The Evolutionary History of Dogs in the Americas”, pubblicato su Science da un folto team internazionale di ricercatori, l’arrivo dei colonizzatori europei nelle Americhe, a partire dal XV secolo, «ha completamente cancellato i cani che avevano vissuto a fianco dei nativi del continente per migliaia di anni».

In ricerca, finanziata da Wellcome, Natural environment research council britannico ed European eesearch council, gli scienziati guidati dalle università di Oxford, Cambridge, Queen Mary di Londra e Durham University  hanno utilizzato le informazioni genetiche di 71 resti archeologici di cani provenienti dal Nord America e dalla Siberia per dimostrare che i cani “nativi” (o “pre-contatto”) americani, che arrivarono sul continente dall’Asia insieme ai primi esseri umani oltre 10.000 anni fa – e che insieme a loro colonizzarono prima il nord America e poi il Sud America – avevano delle firme genetiche differenti da quelle trovate nei cani che vivono attualmente in qualsiasi altra parte del mondo.

I ricercatori dicono che «Tuttavia, il confronto tra i genomi dei cani americani antichi e moderni ha dimostrato che questi cani americani pre-contatto scomparvero rapidamente dopo l’arrivo degli europei e lasciarono poca o nessuna traccia nei cani americani moderni.

Uno degli autori dello studio, Laurent Frantz della Queen Mary University e del Palaeogenomics & Bio-Archaeology Research Network (Palaeo-BARN) di Oxford, ha sottolineato che «E’ affascinante che la popolazione di cani che ha vissuto in molte parti delle Americhe per migliaia di anni, e  che era parte integrante di così tante culture native americane, potrebbe essere scomparsa così rapidamente. La loro quasi totale sparizione è probabilmente dovuta agli effetti combinati di malattie, persecuzioni culturali e cambiamenti biologici a partire dall’arrivo degli europei».

Secondo il principale autore dello studio, Greger Larson, direttore del Palaeo-BARN, «Questo studio dimostra che la storia degli uomini si rispecchia nei nostri animali domestici. Le persone in Europa e nelle Americhe erano geneticamente distinte, e così pure i loro cani. E proprio come gli indigeni nelle Americhe sono stati scacciati dai coloni europei, lo stesso vale per i loro cani».

Confrontando i genomi antichi e moderni, i ricercatori hanno confermato che «I primi cani americani non discendevano dai lupi nordamericani, ma probabilmente provenivano dalla Siberia» e che avevano attraversando le Americhe al seguito delle prime migrazioni umane.

Un’altra autrice dello studio, l’archeologa Angela Perri della Durham University, ha aggiunto: «Le prove archeologiche suggerivano da molto tempo che nelle Americhe gli antichi cani avessero avuto una storia dinamica, ma il destino di questi cani pre-contatto e il loro rapporto con le moderne popolazioni di cani americani erano in gran parte sconosciute. Il nostro studio conferma che probabilmente hanno avuto origine in Siberia, attraversando lo stretto di Bering durante le migrazioni umane iniziali».  In effetti, ora sappiamo che i cani americani moderni amati in tutto il mondo, come il Labrador e il Chihuahua, che finora si riteneva discendessero dalle popolazioni canine indigene, discendono invece in larga misura dalle razze eurasiatiche, introdotte nelle Americhe tra il XV e il XX secolo».

Curiosamente, lo studio ha rivelato uno stretto legame tra i genomi dei cani pre-contatto e i tumori venerei trasmissibili canini (CTVT) o sarcoma di Sticker.  un tumore genitale contagioso che si diffonde tra i cani mediante il trasferimento di cellule tumorali viventi durante l’accoppiamento. Il CTVT proviene a dalle cellule di un singolo cane, noto come “cane fondatore del CTVT”, vissuto diverse migliaia di anni fa. Lo studio ha rivelato sorprendentemente che «il cane che ha originariamente generato il CTVT era strettamente correlato ai cani americani pre-contatto. Nel complesso, i risultati indicano che questo cancro, che ora si trova in tutto il mondo, possiede un genoma che è l’ultima traccia residua della popolazione di cani che una volta vivevano in tutte le Americhe.

Un’altra autrice dello studio, Maire Ní Leathlobhair, del Transmissible Cancers Group del Dipartimento di medicina veterinaria dell’università di Cambridge, evidenzia che «E’ abbastanza incredibile pensare che forse l’unico sopravvissuto di un lignaggio perduto di cani sia un tumore che può diffondersi tra i cani come un’infezione. Sebbene il DNA di questo cancro sia mutato nel corso degli anni, è ancora essenzialmente il DNA di quel cane fondatore originale di molte migliaia di anni fa».

Un altro autore dello studio, lo zoo-archeologo Keith Dobney dell’Università di Liverpool, che co-dirige il dog domestication project  con Larson, conclude: «Questa è un’altra nuova ed eccitante scoperta della nostra ricerca genetica e archeologica congiunta, che continua a sfidare e illuminare la  nostra comprensione della storia del primo e più iconico animale domestico».

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