Il cane vola oltre l’ostacolo. Veloce come un proiettile. Poi cerca, si blocca: un abbaio, un altro. L’olfatto è l’unico senso al quale si affida quando cerca. Vive per qualche attimo in un mondo di odori, esclude ogni altro senso. Finché non ha trovato ciò che è stato addestrato a cercare. E solo allora abbaia e quando coglie la voce del suo conduttore che gli urla “bravo! Bravo”. Un semplice aggettivo, bravo, è la sua gratificazione. L’”effluvio” gli ha detto che il malcapitato sepolto là sotto è ancora vivo, respira. Niente lo può distrarre quando è in ricerca. Non l’odore di un altro animale né dei resti di cibo.

Eccoli i quattro-zampe arruolati dai Vigili del Fuoco presso la Scuola Nazionale di Volpiano dove si selezionano e si addestrano le unità cinofile: binomio uomo-cane inscindibile, formati per essere un’unica entità, per capirsi con un solo sguardo, per avere fiducia cieca l’uno nell’altro. Sono 103 le unità operative nel nostro Paese. Devono diventare 186 in base al piano di riordino del Corpo Nazionale e per questo il gruppo di istruttori lavora senza tregua. Antonio Tassi, 51 anni, che li coordina, spiega che «l’addestramento dura 9 mesi. Una settimana di lavoro intenso ogni mese». Lungo il percorso ci sono cinque esami. Anche alla vigilia dell’ultima tappa può accadere di essere rimandati a casa senza brevetto.

La selezione è estremamente dura. E quando un cane va in congedo, per età, a 10 anni, il conduttore deve ricominciare l’addestramento con un nuovo partner. Sette mesi, non più nove, ma con lo stesso rischio di non terminarlo. L’abbinamento uomo-cane deve essere perfetto, perché durante la ricerca possa dare il massimo. Le unità cinofile hanno ritrovato e consentito di salvare vite nel disastro e nelle condizioni estreme di Rigopiano, all’Aquila, nel terremoto di Amatrice. Non c’è spazio per gli errori.

I Vigili del fuoco che scelgono questa specialità si presentano alla selezione con il proprio cane. «L’età deve andare dai 6 ai 18 mesi, non importa la razza ma che siano di taglia media», precisa Tassi. Se avrà superato la selezione e poi il corso, il quattro-zampe sarà “arruolato” nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco dove già lavora il suo partner umano, in sostanza si stipulerà un comodato d’uso con il proprietario. Anche il percorso di addestramento nasce all’interno della scuola: «Dall’esperienza sul campo», precisa Tassi che aggiunge: «Tutti i cani hanno le stesse capacità olfattive, sta al percorso che fanno elaborarle per il lavoro che dovranno fare». Questi cani devono avere caratteristiche psicofisiche importanti: un’ottima capacità d’interazione con l’uomo, voglia di essere partecipi, disponibili, una grande fisicità: motivazione ma anche doti e carattere. Sono preparati per la ricerca in superficie (boschi, montagne), e tra macerie dovute a crolli, terremoti, esplosioni, frane.

La Scuola Nazionale Unità Cinofili dei Vigili del Fuoco di Volpiano, alle porte di Torino, ha ripreso 20 anni fa una disciplina che era stata avviata nel ’41, per cercare vittime dopo i bombardamenti del conflitto bellico. Le unità cinofile arrivano per la formazione da ogni regione d’Italia. Poi tornano nei rispettivi nuclei operativi regionali. Ma quando occorre, come nel caso di un terremoto, convergono insieme sul luogo del disastro. «Per la ricerca su macerie – conclude l’istruttore – utilizziamo sempre due unità sullo stesso luogo, la seconda deve confermare le indicazioni della prima, perché si possa scavare e raggiungere il malcapitato con la massima precisione possibile».

7 dicembre 2017 | 08:21

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