Una prigione ancora prima di diventarlo. Mesi fa nel cantiere della nuova casa circondariale di Northern Branch, a Santa Barbara, è stata abbandonata una scatola con dei gattini appena nati. Sono state avvertite le autorità, ma al loro arrivo i gattini non c’erano più.   

Gli uomini del Santa Barbara County Sheriff’s Office si sono messi a cercarli, ma i luoghi dove nascondersi erano infiniti e di loro non c’erano tracce. Hanno sperato che qualche operaio potesse averli adottati, ma sapevano che la fine più probabile per i cuccioli era quella di diventare prede dei coyote e dei falchi che circolavano intorno alla proprietà. 

Con il passare delle settimane, però, la storia è andata nel dimenticatoio. Fino a quando, a fine giugno, uno degli operai ha sentito un piccolo miagolio provenire da un muro. Erano le sei del mattino e per fortuna il cantiere non era così animato. E il silenzio gli ha permesso di capire da dove arrivava il suono. 

Nell’incavo di un muretto di mattoni, a cui mancava giusto una aggiunta di cemento per essere completato, ha scovato il musetto di uno di quei gattini abbandonati nel cantiere. Il cucciolo era imprigionato fra i mattoni e per farlo uscire, l’operaio ha abbattuto un pezzo di muro per riuscire a infilarci le braccia dentro e portarlo in salvo. 

Il micino si è dimostrato riluttante a lasciare la sua casa. Ma nonostante il rifugio-prigione, sta bene e gli è stato dato anche un nome all’altezza della situazione: El Chapo,  proprio come il super boss della droga evaso dal carcere di massima sicurezza di Almoloya. «Ci è sembrato adatto per ovvie ragioni», confessano dalla centrale di polizia, che si è fatta carico del micio e ora progetta di farlo diventare il primo custode felino di una prigione.  

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