questore giuseppe cucchiaraIl Questore Cucchiara: dall’indagine emerge “l’inefficacia dei piani di risanamento delle malattie infettive degli animali, che sarebbe spettato ai medici veterinari dell’Asp».

Ieri, in conferenza stampa, a tirare le somme dell’operazione “Gamma Inteferon” è stato il Questore di Messina Giuseppe Cucchiara (foto):«La salute del consumatore è stata pesantemente messa a rischio».  Un’indagine condotta per più di un anno – da novembre del 2014 alla fine del 2015, quindi precedente all’avvio della commissione d’inchiesta regionale sul fenomeno della macellazione clandestina – e che ha permesso di fare luce su ripetute frodi alimentari nell’area del parco dei Nebrodi, ma non solo.
Le indagini hanno portato alla luce una filiera che portava prodotti non controllati sulla tavola dei consumatori. “Sono stati comprovati episodi di allevatori che avevano animali affetti da tubercolosi e animali sani, gli uni accanto agli altri, e che hanno messo in commercio carni sottratte ai normali controlli ai quali devono essere sottoposti gli animali».

L’indagine ha palesato «l’inefficacia dei piani di risanamento delle malattie infettive degli animali, che sarebbe spettato ai medici veterinari dell’Asp». Proprio questi ultimi, come dichiarato in conferenza stampa dal dirigente del commissariato di Sant’Agata di Militello, il vicequestore aggiunto Daniele Manganaro, «invece di recarsi negli allevamenti per effettuare i dovuti controlli, restavano nei loro uffici e a tavolino certificavano come avvenuti i controlli. In questo modo riuscivano a raggiungere al cento per cento il premio di produzione, e guadagnare anche 70mila euro in più rispetto allo stipendio base».

Evomec– E’ emerso  «che i veterinari attestavano che agli animali erano stati somministrati i microchip da inserire nello stomaco per garantire la tracciabilità della filiera delle carni, e invece in molti casi non era così. E lo sappiamo perché negli studi veterinari sono stati ritrovati i microchip». È stato pure accertato l’uso di medicinali illegali come l’Evomec, «un farmaco antiparassitario che viene importato dalla Romania e che resta nel corpo degli animali per 150 giorni prima di essere smaltito. Questo prodotto – continua il commissario Manganaro – però è stato trovato in carni macellate e messe in vendita, con un grosso rischio per la salute dei consumatori perché è altamente cancerogeno».

Due gruppi sul territorio- L’organizzazione era distinta in due gruppi indipendenti ma con diversa modalità d’azione. «Ciò che differenzia il primo gruppo dal secondo – spiega Manganaro – è il “palese salto di qualità” di uno in particolare: “la filiera clandestina della carne è ulteriormente garantita dalla presenza di medici veterinari dell’Asp di S.Agata Militello. Sono loro a garantire la legalizzazione sulla carta con falsa documentazione e apposizione di marchi identificativi sugli animali provento di furto e a permetterne quindi il transito attraverso le aziende del gruppo».(fonte: meridionews.it)

I reati contestati – Contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di un numero elevato di reati tra cui furto, ricettazione, maltrattamento e uccisione di animali, commercio di sostanze alimentari nocive, nonché truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio, falso, omissione in atti d’ufficio e favoreggiamento. Questi i reati da cui dovranno difendersi a vario titolo i 50 indagati. I veterinari coinvolti risultano in tutto sette. Fra gli indagati anche l’attuale sindaco di Floresta, in qualità di veterinario dell’Asp.

I “Vegetariani”-  La squadra d’intervento è stata soprannominata “dei vegeteriani”. “Ci hanno affibbiato questo nomignolo pensando di ridicolizzarci — spiega a Il Giornale il vicequestore aggiunto Daniele Manganaro — ma noi lo siamo diventati a ragion veduta perché più scoprivamo illegalità e più, uno dopo l’altro, abbiamo smesso di mangiare carne.” Gli ha fatto eco il Questore Cucchiara: “A furia di seguire le loro indagini sono diventato vegetariano anche io”.

Il comunicato stampa della Questura di Messina

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