Lo scherzo di Vincenzo Rao su Facebook

Nell’era dei social che per molti diventano “vangelo” e si travestono da fonti di informazione e nell’epoca di quelli che finiscono per credere a qualsiasi cosa si trovi su Facebook, a Taormina è bastato lo scherzo di un cittadino per spedire – incredibile eppur vero – diversi residenti alla palestra comunale di Via Cappuccini per chiedere un badge del G7 per il proprio cane. Proprio così, incredibile eppur vero. L’idea, provocatoria ma a suo modo indubbiamente geniale, è stata lanciata da Vincenzo Rao, responsabile dell’Asd Tauro 92 (una delle associazioni sportive, tra l’altro, al momento sfrattate dalla palestra sino alla conclusione del G7).

Il bluff del badge. È bastato un semplice post di Rao, con la foto di un badge del G7 e l’aggiunta del fotomontaggio del volto e del nome di un cane sul pass, per convincere alcuni a recarsi in palestra e chiedere un badge per i quattro zampe. Immediata la risposta degli addetti ai lavori che hanno smentito vi fosse una così assurda necessità persino di un pass per i cani, poche ore dopo, lo stesso Rao si è rivolto all’indirizzo di quelli che ingenuamente hanno creduto allo scherzo: «Creduloni che risiedono sul territorio sono andati in palestra a richiedere il pass per il cane, portandoselo appresso e soprattutto, invece di arrabbiarsi per la propria imbecillità, hanno fatto il mio nome con rabbia, perché hanno visto sulla mia bacheca il pass del mio cane. Ma come si poteva credere che fosse possibile tutto ciò? Non prendetevela con me ma con i professori che nell’arco degli anni di studio non vi hanno mai bocciato per stupidità». E comunque, ha aggiunto Rao: «Attendo premio per il miglior scherzo dell’anno, essendo stato l’unico che ha avuto la bastarda idea di aver fatto fare una figura di… a molti».

Il vero ruolo dei social. Lo scherzo di Rao, il cui effetto si è rivelato rapidamente virale e capace di spingere diversa gente a richiedere l’assurdo, è diventato a suo modo il piccolo grande manifesto di quel che accade spesso ogni giorno, con tanta gente che fa fatica a pesare l’effettivo ruolo dei social network e li eleva a fonte di informazione. È indubbio che in alcuni casi i social servano eccome, e che anzi rappresentano ormai parte integrante del sistema stesso dei flussi informativi. Ma il cane col badge è l’esempio calzante e impietoso di come non possa mancare una certa prudenza quando si leggono certe cose postate da un cittadino qualsiasi su un social. Meglio fidarsi, forse, un po’ di più delle vecchie e tradizionali fonti di informazione.

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