micio gatto 13

di Patrizio J. Macci

“Il gatto seduce, il gatto esaspera, il gatto è un continente nero sommerso nel nostro inconscio”.
È l’animale domestico ipocrita per antonomasia. Cugino per dscendenza diretta delle tigri e delle pantere, non ha nemici in natura che lo possano minacciare (tranne il cane di casa naturalmente, che di solito si limita a rincorrerlo). Sua Maestà il gatto, anzi tutti i gatti del mondo arrivano in libreria raccontati in maniera magistrale da Stéphanie Hochet nel suo “Elogio del Gatto” pubblicato dalla Voland. Un libro smilzo e stimolante da accarezzare proprio come il pelo di un felino; a metà strada tra il trattato di etologia pura e l’indagine storica, passa in rassegna tutte le categorie di mici: i gatti casalinghi, i gatti paciocconi, i gatti dei ruderi romani, i gatti di strada lo Stregatto di Alice nel paese delle meraviglie, i gatti dei fumetti e infine, il gatto di Baudeleaire evocativo di suggestioni poetiche e letterarie.
L’autore inizia la sua accurata ricognizione dal primo incontro, quello nel quale fatalmente ci si innamora del proprio: è il gatto che sceglie il suo padrone e non il contrario. Ogni tentativo di intervento per mutare la natura insofferente alle regole dell’animale, risulterà una vana perdita di tempo causando spesso un effetto uguale e di segno opposto.
“Il gatto desidera una buona compagnia umana, ma allo stesso tempo come gli anarchici non ha nè dio, nè padrone. Una porta sbarrata evoca la trappola, la fine della vita selvaggia, la reclusione in un luogo mortale per i loro istinti. Ve lo fanno capire chiaramente: miagolano per uscire e rientrare nel giro di qualche minuto, non desiderano un lato della porta in particolare, cortile o giardino, vogliono ed esigono la porta socchiusa. E poter passare a loro piacimento. Il gatto esprime così la sua profonda natura: non è completamente selvaggio, né del tutto addomesticato, somiglia a quegli artisti che vogliono essere liberi di inventare, di creare seguendo la loro fantasia, somiglia a quegli artisti che vogliono essere liberi di inventare, di creare seguendo la loro fantasia, pur restando in seno alla comunità umana, la cui esistenza è costretta dalle convenzioni e dalle leggi”. Il gatto come simbolo della flessibilità, della possibilità di saltare da una situazione all’altra, da un universo all’altro con leggerezza e agilità. Senza dimenticare che chi torceva un capello a Sua Maestà, nell’Antico Egitto era condannato alla pena capitale senza indugio.
Un libro da leccarsi i baffi.

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