di Gabriella Lax Arriva il test del Dna per incastrare chi non raccoglie i bisogni del proprio cane. In vigore una serie di ordinanze che hanno come fine ultimo mantenere pulite strade e vie delle città troppo spesso insozzate dalle deiezioni canine che i proprietari degli animali non provvedono a rimuovere. L’ultimo caso si registra in Francia nel comune di Béziers dove il sindaco ha creato un database canino in cui viene raccolto il Dna di tutti i cani della città per individuare il proprietario inadempiente che sarà tenuto a pagare una multa di 38 euro. Una misura dettata dal buon senso, secondo il primo cittadino, che ha trovato d’accordo anche gran parte degli abitanti della cittadina francese e che renderà la città più pulita, consentendo di risparmiare del denaro pubblico. L’assenso non è stato unanime perché un giudice locale, chiamato a pronunciarsi ha ritenuto il provvedimento sproporzionato rispetto alle esigenze della salute e della sicurezza pubblica.

Ma l’esperimento riguarda anche il nostro Paese. Tempo fa era stato tentato a Napoli, nei quartieri del Vomero e dell’Arenella proprio per individuare i trasgressori attraverso una banca dati canina, con sanzioni che andavano dai 25,82 euro ai 154,94 euro.

L’ultimo esempio si registra nel milanese, dove l’amministrazione di Malnate ha deciso di rendere rintracciabili, al più presto, tutti i proprietari che non raccolgono le cacche degli animali in strada. Sarà l’analisi del Dna a rivelare, senza errori, chi ha prodotto la deiezione sgradita.

Non si tratta di una procedura così difficile: basterà avere un regolamento comunale, un laboratorio e tutto ciò sarà possibile. In otto mesi il regolamento sarà pronto, intanto il comune, guidato dal sindaco Samuele Astuti, ha appena avviato gli incontri con le associazioni e i cittadini per la sperimentazione. Nel posto la schedatura dei cani è già stata fatta dalla Regione, con i micro-chip sanitari. A Malnate, inoltre, la campagna per il prelievo del Dna sarà pagata dalla ditta che cura la raccolta della spazzatura. I cani censiti sono attualmente 2.100 (per fare una comparazione: sono 21mila a Trieste e 80mila a Milano). Saranno i vigili, ma anche le guardie zoofile o il volontariato locale ad andare a caccia di deiezioni.

«Un’idea ridicola» per la Lav che sottolinea come non si possano obbligare i padroni di cani a sottoporre l’animale al test del Dna, ma per l’amministrazione comunale sarà un regolamento per la conduzione degli animali da affezione a prevederlo espressamente.

Anche a Livorno si è discusso di recente in una commissione consiliare dell’adozione di un procedimento simile: anche in questo caso test del Dna per le deiezioni dei cani non raccolte in modo da poter multare i proprietari maleducati. Livorno sarebbe dunque solo una delle tante città, in Europa e in Italia che aprirebbe a una pratica di questo tipo. Un buon deterrente forse, ma come si fa ad obbligare i proprietari a registrare i cani in questi database? Pensare che tutto sarebbe più semplice, solo con un po’ di senso civico…

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