velociraptorSono apparsi 230 milioni di anni fa, e hanno occupato il suolo terrestre per 160 milioni di anni. Provate un attimo a confrontare la loro presenza sul pianeta rispetto a quella dell’homo sapiens (apparso  circa 200.000 anni fa): per far comprendere meglio la differenza, immaginate che l’epoca dei dinosauri sia equiparata a una nostra giornata, 24 ore. Ecco, l’uomo in questo lasso di tempo sarebbe presente solo da pochi secondi, il tempo di uno starnuto. Ne viene fuori una verità indiscussa: se un giorno degli alieni dovessero tirare le somme su quale sia stata la specie dominante del pianeta, i dinosauri vincerebbero a mani basse. Forse è proprio per questo che hanno suscitato un incredibile interesse da parte della società.

dinosauriInizialmente si credeva che i fossili fossero appartenuti ad antiche divinità o giganti del passato, a seconda delle culture. In Cina, ad esempio, furono con grande probabilità all’origine del mito dei draghi. Solo di recente, intorno al 1600, si iniziò a studiarli in modo più scientifico, e duecento anni più tardi si coniò il termine “Dinosauria” (Rettile Gigante). Da allora la ricerca subì un incremento esponenziale: furono scoperte una vasta quantità di specie diverse appartenenti a periodi differenti, fino a farli entrare nella nostra quotidianità, nei nostri modi di parlare, nei nostri cinema, libri e videogiochi. Uno dei pionieri in questo senso fu Jules Verne: in Viaggio al centro della terra, dove Challenger e compagni venivano a contatto con questi esseri. Anche Arthur Conan Doyle (sì, proprio il papà di Sherlock Holmes) diede un forte contributo con il romanzo Il mondo perduto del 1912, dove un gruppo di esploratori scopriva in Venezuela un’area incontaminata dall’uomo, dove vivevano ancora dinosauri mai estinti assieme a uomini preistorici, argomento che fu trattato più tardi anche da Michael Crichton, col romanzo Jurassic Park, dal quale Spielberg trasse il famoso adattamento cinematografico che portò questi giganti alla ribalta.

gertie

Scena dal cortometraggio “Gertie” di Winsor McCay

Non sarebbe un azzardo dire che i dinosauri hanno raggiunto la cultura di massa proprio grazie a lui. Non era di certo la prima volta che si vedevano in un cinema: i più grandi ricorderanno, infatti, esperimenti come Un milione di anni fa (1966) o Gertie il dinosauro (1914), ma sono apparsi anche in filoni più noti come King Kong e Godzilla, o in film di animazione come Fantasia (1940) e Alla ricerca della valle incantata (1988). Ma è solo nel 1993 che bussano prepotentemente alle nostre porte.

Jurassic Park lo possiamo considerare rivoluzionario per diversi motivi. Arriva in un periodo storico in cui non è più plausibile una teoria secondo la quale possano esistere luoghi non ancora visitati dall’uomo in cui siano sopravvissute specie estinte. Fa sua quindi una teoria più scientifica secondo la quale l’uomo sarebbe in grado di clonarli, partendo da residui di DNA. È inoltre dotato di effetti speciali all’avanguardia che sfruttano la grafica computerizzata, il che ha reso i dinosauri estremamente realistici. Se a questo si aggiunge il talento registico di Spielberg, la sceneggiatura dello stesso Chrichton e Koepp, e le musiche di Williams, esce fuori un capolavoro che non può di certo passare inosservato. E infatti non è accaduto, tanto che dopo aver sbancato i botteghini  (è terzo film di fantascienza tratto da un romanzo con incasso maggiore), ha visto nascere due seguiti, videogiochi, e molto altro merchandising.

Certo, non è tutto oro quello che luccica. Se infatti il primo film può benissimo essere annoverato come un capolavoro tra i lungometraggi d’azione, nel secondo e in particolare nel terzo viene a mancare il fattore qualità – anzi, le critiche ricevute sono state pesanti e avevano affossato la trilogia, che sembrava ormai conclusa. Ma la macchina crea-soldi di Hollywood non si spegne mai, e quest’anno è arrivato anche Jurassic World (qui la recensione del nostro Walter), che con un colpo subdolo ha annunciato che “il parco è aperto al pubblico“. Le reazioni che ha scatenato sono state diverse, tra chi ha preparato i pop corn e chi il dito puntato, ma credo che ci sia stata una reazione comune a tutti quelli che da bambini sono stati terrorizzati e affascinati dal T-Rex e dai Raptor: l’annuncio dell’apertura del parco, ammettiamolo, lo abbiamo sempre sognato, e vederlo realizzato, seppur in una fantasia, ci ha fatto spegnere quella vocina che gridava alla “Cagata pazzesca” [cit.]. Anzi: ci ha condotto al cinema, dove siamo rimasti a bocca aperta durante il varco del grande cancello. Tutto il resto lo possiamo anche tralasciare.

dinosauro piumatoMa Jurassic World ha avuto anche un effetto particolare, ovvero il ritorno alle disquisizioni scientifiche inerenti i dinosauri.
Eh, ma i dinosauri sono piumati, lo sanno tutti. Avrebbero dovuto porre rimedio anche nel film! Sono degli uccelli, non dei rettili, aggiornatevi!
Questa è una della classiche frasi da salotto nerd, che assieme a tante altre hanno allietato le bacheche dei social network, come quelli che continuano a chiedersi:

“Ma se sono passati secoli dalla clonazione della pecora Dolly e hanno trovato tanti fossili di dinosauro, perché non ne clonano uno?! Stanno forse aspettando che io sia in punto di morte per sussurrarmelo all’orecchio, del tipo: – Addio caro, a proposito, domani aprono il Jurassic Park, quello vero però! –“?
Vediamo dunque di chiarire un paio di concetti.

È vero, i dinosauri non sono dei rettili. O meglio, hanno più punti in comune con gli uccelli, che con i rettili odierni. Dunque è plausibile che possedessero anche un piumaggio. Ma vogliamo portare gli sceneggiatori all’inquisizione perché sono rimasti coerenti con l’idea iniziale di dinosauri con scaglie? Del resto anche il professor Grant accennava alla loro somiglianza con gli uccelli, specificando però che non andrebbero mai paragonati a un grosso pollo.

clonazioneLa questione della clonazione è un po’ più complessa, ma provo a renderla semplice (e purtroppo dura da accettare): i dinosauri non verranno mai clonati. Il motivo è dato dalla mancanza di copie di DNA appartenente a quegli esseri. I fossili, infatti, non sono altro che pietre, minerali che hanno preso il posto delle ossa dei dinosauri. Concepirli come uno scheletro vero e proprio è sbagliato, poiché al loro interno non ci sono più le componenti dell’osso che noi conosciamo, soppiantate del tutto da minerali che col tempo ne hanno assunto la forma, ma non la composizione cellulare. Per questo motivo non disponiamo di DNA, perché la doppia elica non sarebbe in grado di sopravvivere tutto questo tempo, nemmeno se catturata dall’ambra di John Hammond. Come alcuni hanno ipotizzato, ci sarebbero più probabilità di creare geneticamente un dinosauro partendo da zero, piuttosto che clonarne uno del passato. Ma in quel caso non si potrebbe più parlare di un essere estinto milioni di anni fa, bensì di una creatura partorita dalla mente dell’uomo, con tutte le implicazioni etiche del caso.

“Dio crea i dinosauri, Dio distrugge i dinosauri. Dio crea l’uomo, l’uomo distrugge Dio, l’uomo crea i dinosauri.”

I dinosauri fanno parte del passato e lì rimarranno, bisogna farsene una ragione. Eppure in un certo senso si è riusciti a riportarli al presente dandogli vita nei migliori modi possibili: in un programma condotto da Piero Angela in versione esploratore, inserendoli in un romanzo d’avventura, cacciandoli in un videogioco futuristico o durante una campagna di D&D ambientata in un continente perduto – e persino facendoli cavalcare da Hitler in qualche film goliardico, perché no? Insomma, la fantasia li potrà far rivivere ogni volta che vorremo. Ma teniamoli là, senza scomodarli troppo, che di dinosauri (metaforici) la  nostra società è già satura!

jurassic park

– Andrea Carbone –

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