Si è fatto un gran parlare, a margine della vicenda del leone Cecil ucciso da un cacciatore di frodo americano in Zimbabwe, di bracconaggio e di traffico illegale di specie protette. Esiste una organizzazione internazionale che si occupa di monitorare questi fenomeni, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (Cites), con sede a Ginevra, in Svizzera. Dai dati in loro possesso, risultano essere più di un milione le transazioni annue relative al commercio internazionale di specie animali e vegetali tutelate dalla Convenzione di Washington, che generano un giro d’affari legale pari a 90 miliardi di euro all’anno. E parallelamente si registra a livello mondiale un traffico illegale di specie protette per un valore di circa 21 miliardi di euro all’anno, senza considerare il commercio del legno e della fauna selvatica marina.

Inoltre, secondo Cites, il taglio illegale delle foreste avrebbe un valore compreso tra 10 e 25 miliardi di euro all’anno, corrispondente a circa il 30% del commercio di legno su scala globale, e provocherebbe più del 50% della deforestazione nell’Africa Centrale, in Amazzonia e nel Sud-est asiatico. Mentre il valore globale della pesca illegale, ammonterebbe a circa 10 miliardi di euro annuali, pari al 19% del valore totale del pescato.

In questo contesto l’Italia rappresenta uno dei più grandi mercati di articoli e prodotti derivati da specie animali e vegetali: oltre ad animali vivi da collezionismo e da compagnia, abbigliamento, borse, scarpe, cinture e tanti altri articoli realizzati con le pelli, le pellicce e con la lana di animali, parquet, prodotti in legno e caviale. Lo scorso anno il servizio Cites del Corpo forestale dello Stato ha effettuato 68.290 controlli in tutta Italia, in linea con i dati dell’anno precedente.

Le regioni italiane in cui è stato eseguito il maggior numero di controlli sono la Lombardia con 23.774 e la Toscana con 23.529, entrambe con una significativa presenza di aziende manifatturiere del settore e al maggior transito di specie protette negli scali doganali dove sono dislocati i Nuclei Operativi Cites. Sempre lo scorso anno sono stati accertati 174 reati, contro i 269 del 2013, riguardanti il commercio illegale delle piante e degli animali tutelati dalla Convenzione di Washington e sono stati contestati 140 illeciti amministrativi per un totale di oltre 400mila euro, rispetto ai 265 illeciti per un totale di circa 500mila euro notificati nel 2013. Il valore complessivo delle specie sequestrate nel 2014 si aggira intorno ai 500mila euro, in aumento rispetto a quello rilevato nel 2013, pari a circa 450mila euro. In particolare, nel 2014 sono stati sequestrati: 389 animali vivi, 963 animali morti o parti, 500 chili di anguille vive, 10 chilogrammi di coralli. E ancora i sequestri hanno riguardato: uccelli nel 46% dei casi, rettili nel 45%, invertebrati nel 6%, mammiferi nel 2%, pesci nel rimanente 1%.

Nel Lazio sono in prima linea il Servizio Cites Territoriale presso l’Ispettorato Generale di Roma, il Nucleo Operativo Cites – Noc di Fiumicino aeroporto e il Nucleo Operativo Cites – Noc di Civitavecchia. Nel 2014 sono stati complessivamente 6.668 i controlli effettuati nel Lazio, 20 risultano gli indagati e 7 sia i reati accertati che i sequestri effettuati. Sono state elevate 8 sanzioni amministrative per un importo totale di 47.700 euro. Sotto sequestro sono finiti 67 esemplari di animali tra cui 35 tartarughe e un pitone. Tra le parti di animali sono stati sequestrati un cranio di coccodrillo imbalsamato e un cranio di rinoceronte, una zanna d’avorio e i denti di un elefante. L’Italia continua ad essere ai primi posti per numero di sequestri effettuati in ambito Cites tra i Paesi membri dell’Unione Europea, nel 2014 seconda solo alla Francia.

Il servizio Cites evidenzia inoltre come anche le organizzazioni criminali utilizzino animali pericolosi come tigri o pitoni per atti intimidatori, oltre che per ostentazione di potere e sfarzo. Tra le operazioni più rappresentative degli ultimi anni il Cites ricorda un episodio accaduto in Puglia dove la tigre di un boss della Sacra Corona Unita rimasto ucciso in un regolamento di conti, è stata trasferita dal personale del Servizio Cites, con l’aiuto di personale medico veterinario, dalla masseria in provincia di Lecce in cui era detenuta insieme ad altri animali. Il felino non aveva naturalmente le previste autorizzazioni Cites, né da permessi prefettizi previsti per la detenzione di animali pericolosi.

A Roma un pitone albino, specie originaria della Guinea e protetta dalla Convenzione di Washington, che `custodiva´ ben due etti di cocaina confezionati in ovuli ed era tenuto a digiuno per potenziarne l’aggressività, è stato trasferito al Bioparco. Il pericoloso rettile fungeva anche da deterrente e mezzo di `convinzione´ per ottenere i pagamenti richiesti agli acquirenti delle sostanze stupefacenti. Dodici persone sono state arrestate con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di cocaina e detenzione illegale di un animale protetto dalla Convenzione di Washington. (Kronos)

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