Da Firenze a Venezia incastrato in un’auto. Quando si dice che i gatti hanno sette vite, è ancora poco. La storia di Peppo, che mentre scriviamo se ne sta accovacciato sotto il letto della camera matrimoniale della sua famiglia umana alla quale si è ricongiunto, ha del miracoloso. Di questo Fabrizio, un settantenne fiorentino, non ha dubbi. 

Tutto il resto, invece, è cronaca di una storia che proprio non si sa spiegare. Peppo, un bel micio tigrato, venerdì scorso dopo anni che non usciva dalle mura di casa, ha deciso di farsi un giro con il suo vicino, Rio, che guarda caso porta il nome di una macchina. «Sono usciti verso le tre e mezza» racconta il padrone, «ma mentre Rio è tornato, Peppo no, sparito». È scattato l’allarme in famiglia, perché a quel micio un po’ particolare, tutti erano affezionati. «Sa, noi abbiamo settant’anni, abbiamo figli e nipoti, ma loro vengono il fine settimana, con Peppo passavamo le giornate, ha deciso lui che eravamo la sua famiglia». 

Mentre a Firenze si consumava la tragedia e tutti lo davano per morto sotto un’auto, a tre ore e mezza di distanza, ossia all’aeroporto di Tessera, una addetta dell’Europcar sentiva dei miagolii insistenti provenire da un’auto appena riconsegnata da un turista francese che la aveva noleggiata a Firenze e parcheggiata vicino alla casa del micio, dove si trovano degli appartamenti vacanze. Era Peppo, che aveva percorso in condizioni disperate tutta l’autostrada sotto il sole all’interno del paraurti di un’auto che chissà, magari viaggiava con l’aria condizionata a palla e la musica a tutto volume. 

E qui si inseriscono Michela e Katia, parte del miracolo della storia di Peppo. Michela, responsabile dell’ufficio, ha fatto smontare il paraurti della Lancia Ypsilon, ora in riparazione. Dentro ci ha trovato il micio spaventato e anche con qualche ustione. Michela ha deciso di fargli da badante, lo ha portato a casa sua in quel di Marcon e fatto visitare il gatto da un veterinario che ne ha azzardato l’età, mentre Katia, che era in ferie, si è data da fare con i social, passando le vacanze a rispondere al telefono di decine e decine di persone. Il resto lo hanno fatto il rifugio Mamma Rosa di Marano di Mira che lo ha postato su Facebook e le migliaia di persone che hanno condiviso il micio viaggiatore. 

«Mi continuavano a chiamare» racconta Katia, «forse è mio, forse no, ma lo prendo lo stesso. Mi sono sentita una centralinista». Qualche giorno fa la svolta proprio grazie alla viralità di Facebook: i nipoti del padrone di Peppo, che credevano nel lieto fine più dei disincantatati nonni, hanno per caso visto l’appello. 

«Erano certi, è lui è lui dicevano», racconta Fabrizio, «ne erano convinti». E così giovedì, il giorno del compleanno di Michela, Peppo ha ritrovato la sua famiglia, la sua mamma e papà se lo sono andati a prendere e l’hanno riportato a Firenze dove ha salutato con una zampata Rio prima di rifugiarsi in casa per riprendersi dallo choc, non ancora superato. La famiglia è al settimo cielo: «Peppo ci ha scelto quattro anni fa, un trovatello tanto strano quanto di un’infinita bontà, molto pauroso. In quattro anni è uscito una volta sola, venerdì chissà cosa gli sarà passato per la mente. Immaginate la tragedia, non vivevamo più. Poi il miracolo di Facebook, grazie alle persone che ci hanno aiutato e a tutti quelli che lo hanno condiviso». 

Adesso è un po’ provato per le bruciature e per qualche tempo giri con il gatto dei vicini, non ne farà più.  

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