Felice Matarozzi con il suo cane Leti

Felice Matarozzi con il suo cane Leti

BOLOGNA – «Con le nostre mani non possiamo fare niente. Dobbiamo aspettare i mezzi meccanici. Non vediamo nulla, se non blocchi di cemento e lamiere di auto ridotte a quaranta centimetri di carcassa. E sotto ogni blocco non sappiamo cosa aspettarci. Lavoriamo con le sentinelle man mano che avanziamo, se suona la loro tromba dobbiamo metterci in salvo perché potrebbero esserci cedimenti. Oppure, quando i nostri cani fiutano qualcosa, un’altra tromba suona per chiedere silenzio nei cantieri».

Da Bologna a Genova

Le macerie di Genova, non sono come quelle dei terremoti. Ci sono blocchi interi di cemento che prima di essere rimossi vanno spezzettati e nel frattempo i cani indicano ai loro «conduttori» dove occorre far prima. Per questo non si dà pace Felice, uno dei pompieri di Bologna che con il suo cane Leti, un border collie, martedì pomeriggio ha raggiunto Genova. Dal distaccamento bolognese, sono partite due unità cinofile: Felice Matarozzi con la sua Leti, e Luigi Parigino con il suo cane Kikka. Due cani bolognesi tra i sette partiti da tutta l’Emilia-Romagna, assieme a 43 vigili del fuoco.

Ricerche disperate

Ma con il passare delle ore i cani non abbaiano più. Anche se la speranza di sentirli guaire per segnalare qualcuno ancora in vita non abbandona i vigili del fuoco: «Purtroppo dopo i primi salvataggi — racconta Matarozzi — adesso non abbiamo più segnali positivi dai nostri cani. Stamattina (ieri per chi legge, ndr) Kikka, il cane del mio collega Luigi ha segnalato qualcosa, i miei colleghi hanno iniziato a scavare cuniculi, ma ci vorranno ore prima di capire di cosa si tratta».

«Ci sentiamo impotenti»

Felice fa il vigile del fuoco da 35 anni, nell’84 è stato tra i primi soccorritori della strage del Rapido 904 a San Benedetto Val di Sambro: «Ma quello che ho visto a Genova in queste ore non l’ho mai visto altrove. Con la strage del Rapido siamo intervenuti con le nostre mani, con le nostre forze, qui lavoreremmo con i denti se fosse possibile. Ma non lo è: i blocchi di cemento sono enormi. Dobbiamo stare attenti, lavoriamo con le sentinelle, e anche quando i cani sentono qualcosa dobbiamo procedere con cautela. Senza mezzi meccanici è impossibile». E con lui, il suo collega Parigino che con il cane Kikka è intervenuto anche per il terremoto dell’Aquila e per quello di Amatrice: «Lo scenario di Genova fa sentire impotenti».

Anche a Borgo

I due cuccioli di border collie dei vigili del fuoco di Bologna erano anche a Borgo Panigale il 6 agosto. Sono stati loro ad accertarsi che tra le macerie incandescenti dopo il crollo del ponte non ci fossero altre vittime oltre all’autista della cisterna.

17 agosto 2018 (modifica il 17 agosto 2018 | 10:32)

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