Namyangju (Corea del sud), 27 dicembre 2017 –  Labrador, beagle e bastardini saranno ora adottati invece di finire sul piatto. Mentre la domanda di carne di cane è in calo in Corea del Sud, il proprietario di un allevamento a nord di Seoul, Kim Young-Hwan, ha deciso di chiudere l’azienda in cambio di un generoso rimborso versato da un’associazione animalista americana. Wendy Higgings, incaricata delle relazioni con i media dell’organizzazione americana Humane Society International, spiega: “Penso sia solamente giusto, laddove si presenti, cogliere l’occasione di aiutare degli animali che soffrono, cogliamo questa opportunità. In particolare con l’avvicinarsi delle Olimpiadi, è una buona occasione per la Corea del Sud di pensare seriamente a chiudere con il commercio di carne canina”.

La direttrice dell’associazione, Kelly O’Meara: “Siamo contenti di poterli aiutarli in questa transizione verso qualsiasi altro sostentamento a cui possono essere interessati, che non riguardi la produzione di cane canina o di altri animali. Nel quadro di questo accordo li aiutiamo a procedere nella transizione, ma chiudiamo l’azienda in modo permanente”.

Gli appelli a vietare il consumo di carne canina nel paese, provenienti soprattutto dall’estero, scatenano reazioni per lo più miti, ma anche accuse di ipocrisia occidentale. Il proprietario: “Anche se non glielo dico, vedo nel loro comportamento una grande empatia per i cani. Ma hanno torto. Non conoscono la differenza tra il bestiame e animali da compagnia”. Gli allevamenti di carne canina, secondo lui, vengono chiusi dagli occidentali solo perché la Corea del Sud è un paese debole: la carne di cane fa parte della nostra cultura, ha concluso l’allevatore sudcoreano, il decimo a chiudere i battenti in tre anni in cambio di un rimborso. La cifra dell’accordo è top secret, ma si parla di centinaia di migliaia di dollari raccolti dall’organizzazione internazionale per il sostegno agli animali.
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