20.9.18

di Francesco Menichella

Perché a volte il vostro amico peloso fissa un punto lontano, si innervosisce per qualcosa di misterioso e nei suoi occhi al crepuscolo appare una strana luminescenza?

La percezione visiva della realtà dipende da una serie di fattori soggettivi: la fisiologia degli occhi, la loro posizione e la capacità del cervello di decriptare il messaggio che gli arriva dall’esterno. Si tratta di differenze marginalmente presenti tra individui della stessa specie e variabili da età a età che diventano più nette e marcate quando paragoniamo la vista umana a quella di un cane.

Una comparazione che desta la nostra curiosità per la vicinanza con un tipo di animale che, a ragione, è stato definito il migliore amico dell’uomo. Diventare proprietario di un cane desta emozioni fortissime perché la convivenza con un esemplare di questa specie crea un legame affettivo molto simile a quello materno e paterno con un figlio.

I cani non si limitano a sfruttare i privilegi a loro offerti dagli umani ma svolgono una serie di ruoli sociali utili che spesso si elevano agli onori della cronaca in situazioni estreme come le catastrofi naturali. Atti di eroismo da attribuire principalmente all’olfatto, un senso che noi non abbiamo così ben sviluppato.

La nostra preoccupazione nei loro confronti è sulla vista che per molto tempo pensavamo fosse in bianco e nero. Un preconcetto basato sulla presenza nella retina dell’occhio dei cani di un maggiore numero di bastoncelli rispetto ai coni adibiti a quella diurna. Il risultato è che ci vede meglio al buio.

In condizioni di luce scarsa è l’uomo ad avere problemi, avvalorando quanto dice l’esperto di fisiologia della vista Gordon Walls: “Gli animali dotati di bastoncelli sono in grado di vedere tutti i colori e il cane non è da meno salvo percepire in maniera più sfocata i colori in condizioni di forte luce.”

Il mito della visione in bianco e nero dei cani è assolutamente da sfatare perché per loro si tratta solo di percepire i colori con una diversa intensità. In più i loro occhi sono dotati di una pellicola posteriore, tapetum lucidum, con cui mettono a fuoco le figure al buio sfruttando minime quantità di illuminazione. Per questo ci capita a volte di vedere una luminescenza negli occhi del cane, simile a quella dei gatti quando si trovano al buio. Nulla di extrasensoriale o misterioso.

Il cane ha comunque un campo visivo maggiore rispetto all’uomo, 250 gradi rispetto ai nostri 180, dovuto alla posizione più laterale degli occhi. Da buoni predatori i nostri amici non vedono bene da vicino: hanno bisogno che l’oggetto sia distante almeno 50 cm dai loro occhi mentre noi prima di diventare presbiti arriviamo anche a 15 cm. Ha una vista molto sensibile alla dinamica dei movimenti e quando si trova a molti metri di distanza da una persona o da una preda che se ne sta immobile non l’avverte.

Per questo se si avesse la certezza di non lasciare tracce olfattive bisognerebbe bloccarsi quando si è inseguiti da un cane invece di fuggire a gambe levate.
Al contrario se lo si vuole richiamare da grande distanza è bene muoversi per farsi raggiungere senza problemi.

In sostanza i cani usano meglio la vista in relazione agli altri sensi e hanno una gamma di colori più limitata: vedono bene il giallo e il blu ma non sono in grado di distinguere le tonalità che vanno dal verde al rosso e dal giallo all’arancione.
L’uomo ha una visione dei colori tricromatica, per la presenza sulla retina di tre tipi di coni fotorecettori: rosso, verde e blu che i cani non possiedono.

Quando si vuole giocare insieme a loro con una pallina meglio il blu del rosso e se non volete innervosirlo non sdraiatevi su un prato verde con un maglione arancione. A volte lo vedrete fissare un punto lontano e misterioso o innervosirsi per qualcosa che non percepite. Ricordate che lui vede meno colori mentre sui suoni e gli odori è di un altro pianeta.

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