Sul tavolo della cucina c’è un pacco di biscotti formato famiglia. Nella base dell’elisoccorso del 118 di Torino si mangia, si chiacchiera. Soprattutto, si aspetta: «In tre anni sono stato chiamato soltanto una volta» racconta Sacha Weller, 43 anni, veterinario di professione, trenta turni a stagione. «Quando torno a casa sono devastato». È l’attesa che logora: da novembre a maggio, dall’alba al tramonto, in tre basi come quella dell’aeroporto Aeritalia, i cinofili del Soccorso Alpino vegliano sulle montagne piemontesi. Tutti già imbragati e pronti a saltare sull’elicottero insieme ai cani in caso di valanga. Con la preoccupazione di fare in fretta e la speranza che la campanella dell’allarme non suoni mai. 

Quando succede (nel 2018 per ora 15 volte) ci vogliono tre minuti per azionare le pale e prendere posto: pilota, verricellista, medico, infermiere, tecnico di elisoccorso (un’altra figura del Soccorso Alpino). L’elicottero del servizio sanitario è come un’ambulanza, vola tutti i giorni e all’equipaggio si aggiungono cane e conduttore quando si parte con il sospetto di una slavina. «Il cane è l’unico ad avere la risorsa olfatto che permette di trovare il sepolto senza utilizzare l’Artva» spiega Lorenzo Scandroglio, giornalista, rifugista e volontario che fa coppia fissa con il border collie Cochise. «Da quando è nato non ci siamo mai separati un giorno. Con altri potrebbe ricevere comandi incoerenti». 

Due anni di addestramento, poi quattro giorni al mese di formazione. Sembra un lavoro «ma per gli animali deve sempre rimanere un gioco», chiarisce Weller, che coordina i 12 colleghi piemontesi. Un gioco straziante: sotto la neve si resiste in media 18 minuti e l’elicottero ne impiega tra i 10 e i 15 per il viaggio. Se si aggiungono i preparativi e la variabile meteo si capisce perché quest’inverno i cinofili non se lo scorderanno più: un uomo è stato estratto vivo dopo 4 ore dal travolgimento, nel cuneese. «Un salvato è una cosa eccezionale per il nostro ambiente» prosegue Sacha. «Che si tratti di un manicotto o di una persona, per un cane, per fortuna, c’è la stessa soddisfazione. Però percepiscono quello che noi trasmettiamo loro: e questo ritrovamento ci dà un grande entusiasmo». 

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