La cistite idiopatica felina (FIC) è un processo infiammatorio cronico e sterile a carico della vescica nonché la più frequente di un gruppo di malattie definito “patologia delle basse vie urinarie” (FLUTD), aventi in comune gli stessi segni clinici, ma le cui cause sono nella maggior parte non definite (idiopatiche). La cistite idiopatica è una patologia importante non soltanto per il dolore e lo stress che provoca all’animale, ma anche perché spesso determina fenomeni di urinazione inappropriata ossia al di fuori della lettiera, motivo principale per cui il proprietario si rivolge al veterinario e, purtroppo, ancora oggi la principale causa di abbandono dei gatti.

 

Attualmente la cistite idiopatica ha un’incidenza molto elevata nei nostri felini domestici, soprattutto tra i 2 e i 6 anni d’età, senza apparente predisposizione di sesso, sebbene i maschi siano più a rischio di ostruzione e alcune razze maggiormente predisposte, quali i persiani e i gatti bianco e neri. Esistono però fattori, soprattutto ambientali, che possono favorirne l’insorgenza: sovrappeso, poco esercizio, utilizzo esclusivo della lettiera per sporcare, vita indoor (unicamente in casa), tipo di dieta, ambiente con più gatti conviventi. In particolare, per quanto riguarda quest’ultimo punto, si è ipotizzato come la conflittualità e i problemi comportamentali giochino un ruolo chiave nello sviluppo della patologia.
Sono molte le teorie avanzate per spiegare lo sviluppo della cistite idiopatica felina tra cui l’azione di batteri e/o virus (herpesvirus, calicivirus), difetti della barriera uroteliale, alterazione dello strato protettivo della vescica e processi infiammatori della sua parete. Di fatto non si è ancora giunti a conclusioni certe e l’ipotesi più accreditata è che la cistite idiopatica felina sia una sindrome che compare quando “un gatto suscettibile viene posto in un ambiente favorente la patologia”. La FIC viene ad oggi considerata il risultato di alterazioni nell’interazione tra fattori stressanti, sistema nervoso ed endocrino, innervazione delle vie urinarie, strato protettivo che riveste la vescica e urina. I cambiamenti a livello di epitelio vescicale sembra subentrino come stadio finale di alterazioni nervose ed endocrine causanti un eccessiva reattività e un’inappropriata risposta a stimoli ambientali stressanti.
 

I segni clinici più frequente in corso di cistite idiopatica sono periuria (eliminazioni inappropriate), pollacchiuria (aumento della frequenza di urinazione), disuria (difficoltà e dolore nella minzione), vocalizzazioni in fase di urinazione ed ematuria (sangue nelle urine). Questi sintomi, in realtà, accomunano tutte le patologie delle basse vie urinarie; nel caso di FIC tendono ad andare e venire, sembrano essere stagionali (dall’autunno all’inizio primavera), autolimitanti laddove non subentri ostruzione delle vie urinarie (durata da 3 a 7 giorni), recidivanti ed esacerbate da concomitanti fattori di stress ambientali. Col passare dell’età le recidive sembrerebbero diminuire di frequenza.
Non esiste un gold standard nella diagnosi di cistite idiopatica, essa in effetti va fatta per esclusione. Un accurato esame fisico può evidenziare disagio e dolorabilità addominale alla palpazione e, in alcuni gatti, si può osservare alopecia (mancanza di pelo) a livello addominale e inguinale, dovuta ad un eccessivo leccamento da distress nell’area vescicale; e altrettanto importante raccogliere un’accurata anamnesi, con particolare attenzione alle condizioni ambientali di vita e alla dieta. In ultimo, ma non meno importante, bisogna eseguire un esame delle urine, da interpretare con particolare attenzione alle diagnosi differenziali, e associarvi uno studio radiografico delle basse vie urinarie per escludere la presenza di calcoli. Ulteriori indagini di diagnostica per immagini risultano utili soprattutto in casi di recidive non rispondenti alla terapia iniziale: la cistografia con mezzo di contrasto può evidenziare calcoli radiolucenti (non visibili con radiografie in bianco) e masse, così come l’ecografia in grado di evidenziare anch’essa neoformazioni oltre a calcoli, alterazioni della parete vescicale ed eventuale presenza di coaguli.
 

 
Non esiste un vero e proprio protocollo terapeutico standard per la gestione della cistite idiopatica felina: l’obbiettivo è quello di ridurre al massimo i segni clinici e aumentare gli intervalli di tempo tra le recidive. Alla luce del fatto che fattori esterni stressanti esacerbano i sintomi di malattia, un primo e fondamentale passo consiste nel creare un ambiente “a misura di gatto” ovvero in grado di soddisfare il più possibile le differenti esigenze del nostro complicato amico felino, tanto più quando si trova a convivere con altri gatti. Un altro aspetto a cui bisognerebbe prestare attenzione è la dieta per cui, in realtà, non esistono raccomandazioni univoche poiché spesso si hanno patologie concomitanti alla cistite idiopatica quali problemi endocrini, comportamentali, cardiovascolari e gastro enterici in cui l’alimentazione gioca un ruolo importante. In più bisogna tenere bene a mente che qualsiasi cambio di dieta è normalmente “stressante” dal punto di vista felino, cosa che potrebbe esacerbare i segni di malattia. L’assunzione giornaliera di acqua è un altro fattore da considerare: in linea generale si raccomanda di “far bere di più” l’animale cosa talvolta ottenibile con l’utilizzo delle cosiddette ciotole a fontanella o, semplicemente, aumentando la percentuale quotidiana di cibo umido. Infine per quanto riguarda una terapia strettamente farmacologica la scelta si basa sulla gestione dei sintomi: bisogna innanzitutto gestire il dolore, tipico delle fasi acute, ricorrendo all’uso di analgesici. In gatti disurici un certo beneficio deriva da farmaci spasmolitici; in casi particolarmente gravi e refrattari, poi, si può valutare l’uso di antidepressivi da associarsi, comunque, ad un’appropriato percorso terapeutico comportamentale. Infine sembra non essere stata ancora del tutto dimostrata la reale efficacia di protettori della vescica a base di glucosaminoglicani (naturali componenti della pareteepiteliale) in corso di FIC, ma il loro utilizzo rimane diffuso.
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