All’interno di Green Hill gli animali destinati alla sperimentazione venivano maltrattati e uccisi se non rispondevano ai requisiti utili alla sperimentazione. Lo ha stabilito la Cassazione che ha confermato le condanne ai vertici dell’allevamento di cani Beagle che sorgeva a Montichiari, nel Bresciano, chiuso dalla Procura di Brescia nel 2012. Anche la Suprema Corte, dopo i giudici di primo e secondo grado, ha condannato ad un anno e sei mesi Renzo Graziosi, veterinario della struttura all’epoca dei fatti, e Ghislene Rondot cogestore di Green Hill e ad un anno l’allora direttore dell’allevamento Roberto Bravi. Erano accusati di maltrattamento e di uccisione di animali (articoli 544bis e 544ter del Codice penale). 

«È stata una battaglia culturale prima che processuale dall’esito per nulla scontato. Il processo Green Hill non ha solo accertato condotte penalmente rilevanti, ma è stata l’affermazione di principi di civiltà», è il commento del sostituto procuratore Ambrogio Cassiani che nel 2012 aveva disposto il sequestro della struttura e poi portato processo i vertici dell’allevamento di cani Beagle oggi condannati definitivamente. 

Chiuso definitivamente il troncone principale, il caso Green Hill, però, non si esaurisce. Il 22 novembre infatti la vicenda approderà nuovamente in un’ aula di tribunale per il secondo filone dell’inchiesta. A Brescia per quel giorno è attesa infatti la sentenza nei confronti di due veterinari dell’Ats e tre ex dipendenti dell’allevamento di cani Beagle imputati a processo. Chiesta una condanna a due anni per i due veterinari, accusati a vario titolo di concorso in maltrattamento e uccisione di animali, falsa testimonianza, omessa denuncia e falso ideologico. Chiesta dal pm invece la condanna a 10 mesi per i tre dipendenti accusati di falsa testimonianza. 

È invece in attesa di fissazione l’udienza d’Appello per 12 dei tredici animalisti condannati in primo grado, a vario titolo per furto, rapina, lesioni e resistenza al pubblico ufficiale, per il blitz del 28 aprile 2012 quando, al termine di una manifestazione, fecero irruzione nei capannoni di Green Hill per liberare alcuni beagle presenti nella struttura che venne posta sotto sequestro e poi chiusa definitivamente qualche mese dopo. 

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