VERONA Circa centoventi cani che saranno le prime sentinelle nel caso in cui i loro padroni diabetici dovessero essere colti da una improvvisa crisi glicemica. In Sardegna, i cani «salva-vita» stanno prendendo lezioni di salvataggio, ma il progetto si sta sviluppando in tutta Italia ed è nato a Verona, da un’intuizione di Roberto Zampieri, fondatore della onlus Progetto Serena. «Pensavamo di offrire il servizio a Verona – ha raccontato Zampieri all’Ansa a Cagliari – e invece sono arrivate richieste da tutta Italia».

Il progetto

Il progetto è nato nel 2013, con l’istituzione di un «Protocollo cani allerta nel diabete». Il primo cane preparato per assistere una paziente diabetica è stato un meticcio adottato al canile. L’addestramento dura all’incirca due anni. «Le basi sono scientifiche – ha spiegato ancora Zampieri – e sono legate a quello che succede nel nostro corpo in caso di crisi glicemica, sia che colpisca bambini o adulti. Il resto lo fanno l’olfatto del cane, ma soprattutto la stretta relazione uomo-animale. Per questo è importante che il protagonista sia il cane già in casa: non importa la razza, vanno tutte bene. Magari bisognerebbe evitare l’età più avanzata per la tendenza a dormire di più». Di fronte a una crisi glicemica, il cane si rende conto che cambiano molecole e odore di chi gli sta vicino. E lancia l’allarme: abbaia, da musate al «padrone», gli lecca la mano. Oppure, quando si rende conto che non c’è nessuna reazione, chiede aiuto. Anche schiacciando un tappetino che attiva la chiamata telefonica ai parenti del diabetico. Sarebbero già cinque i casi, racconta sempre l’Ansa, di cani così addestrati che hanno scongiurato una tragedia. I cani già pronti sono venti e nei prossimi mesi saranno una cinquantina, centoventi, in tutto il Paese, quelli per cui il percorso è stato avviato. Anche Confindustria ha dato una mano al progetto. «In questo modo abbiamo potuto abbattere i costi per la formazione – ha detto Zampieri – noi siamo una onlus, non puntiamo ai soldi, ma le spese ci sono. Ora, anche grazie agli aiuti, possiamo limitare i costi a cento euro al mese. Chiediamo quello che spendiamo e che le famiglie possono darci, non è un business».

29 agosto 2018 (modifica il 29 agosto 2018 | 10:45)

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