Negli ultimi anni abbiamo sentito parlare spesso dei cani molecolari e del grande apporto che la medicina ha ricevuto grazie al loro fantastico fiuto.
Attraverso l’olfatto, il cane riceve gran parte delle informazioni relative al mondo che lo circonda e questo grazie allo straordinario numero di recettori olfattivi che, se nell’uomo si aggira intorno ai 5 milioni, nel cane, a seconda della razza, può variare dai 147 ai 220 milioni.

“L’odore di una crisi è impalpabile e leggero come una farfalla e anticipa un grande pericolo. Il tartufo del nostro più fedele amico lo sente…e lui ci avverte, e ci salva la vita”

Il fantastico fiuto dei cani molecolari

La capacità olfattiva del cane può variare in base alla selezione genetica, alla conformazione del naso, e in base all’estensione della mucosa olfattiva e del numero di recettori.
Nonostante queste variabili, ogni cane, se ben addestrato, può affinare la propria capacità olfattiva e riuscire così a captare odori e sostanze differenti.
La crescente consapevolezza dell’enorme potenziale olfattivo del cane, ha fatto sì che nuove collaborazioni tra cane e uomo si aprissero anche in campo medico.
Assistiamo alla nascita dei primi cani molecolari addestrati a fiutare cellule tumorali e alla nascita dei cani da allerta diabete che, grazie al loro straordinario fiuto, riescono a percepire le variazioni glicemiche nel sangue, riuscendo così ad allertare il paziente prima che la crisi si manifesti; quando ciò accade, l’organismo entra in sofferenza e inizia a produrre un’elevata sudorazione attraverso la quale, il cane addestrato, riesce a riconoscere la variazione glicemica.
Le crisi ipoglicemiche derivano da una riduzione del tasso di glucosio nel sangue, spesso si presentano di notte e la loro pericolosità deriva dal fatto che il paziente potrebbe non svegliarsi, finendo così in coma diabetico.
Appare dunque evidente il grande aiuto che una persona affetta da diabete può, all’occorrenza, ricevere da un cane ben istruito che si occuperà di segnalare l’arrivo di una crisi, e in caso di abbassamento glicemico durante la notte, provvederà a svegliare il suo amico in difficoltà.
Qualora la persona non dovesse svegliarsi, il cane allerterà chiunque si trovi in casa in quel momento.

I cani molecolari e il diabete

L’enorme contributo che il cane ha dimostrato di poter offrire nel campo della patologia del diabete, ha portato alla nascita di un progetto sperimentale molto ambizioso.
Il progetto nasce a Verona da un’idea di Anna Butturini, diabetica di tipo 1 insulino dipendente che, grazie all’incontro con Roberto Zampieri, addestratore di cani da ricerca su macerie, e al sostegno dell’Associazione Diabetici e dell’Associazione Giovani Diabetici di Verona, ha dato vita al Progetto Serena ONLUS, associazione senza finalità di lucro, che si occupa di preparare cani molecolari per l’allerta nel diabete.
L’obiettivo di Progetto Serena è quello di addestrare i cani a riconoscere le variazioni molecolari prima che la crisi si manifesti, e a segnalarlo immediatamente al diabetico, permettendogli così di intervenire prima che la malattia presenti i suoi sintomi.
Al progetto possono partecipare tutti i pazienti di tipo 1 e 2 insulino dipendenti.
Nella preparazione del cane, l’educatore lavora sulla motivazione e sulla conseguente gratificazione che questo riceve dall’aver svolto il lavoro nella maniera corretta.
Alla base deve esserci ovviamente una forte relazione tra il cane e il suo umano, che inevitabilmente, influenzerà in modo positivo il comportamento dell’animale; il lavoro di addestramento deve essere impostato sul gioco, e mantenere alta la motivazione del cane in modo da garantire un’adeguata risposta comportamentale, a tal fine sarà utile utilizzare un premio come ad esempio un bocconcino gustoso, un giocattolo, o semplicemente una coccola.
Il premio amplifica la possibilità di risposta dell’animale.
L’addestramento prevede il lavoro su un campione di saliva del paziente che viene sottoposto all’animale in modo da aiutarlo ad imparare a discriminare gli odori; le sessioni di lavoro devono essere brevi e ripetute, con delle pause tra una sessione e l’altra così da permettere al cane di scaricare il più possibile eventuali tensioni accumulate durante il lavoro.
Progetto Serena si sta affermando positivamente su tutto il territorio nazionale e, grazie all’enorme lavoro di cui si è fatto carico, ha trovato sostegno anche in campo medico e istituzionale.
Nell’ultimo anno sono nate due importanti collaborazioni: la prima con l’Ospedale di Salerno, che ha lo scopo di studiare e capire a livello chimico, cosa percepisce il cane di fronte ad una crisi diabetica; la seconda è invece con i Medical Detection Dogs Italy, ed ha lo scopo di formare nuovi addestratori in tutta Italia, così da poter offrire, a chiunque ne abbia bisogno, la possibilità di avere un compagno fedele che gli salvi la vita.
L’enorme lavoro svolto dai volontari di Progetto Serena, è raccolto nel libro “Un tartufo per la vita”, scritto da Silvia Allegri e Roberto Zampieri.
Il libro, fresco di stampa, racconta la patologia del diabete e l’amore per i cani, e raccoglie numerose testimonianze di persone che, grazie all’aiuto del loro più fedele amico, hanno avuto salva la vita.

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