TRENTO – Sono trenta i forestali pronti a darsi il turno nella caccia all’orso protagonista dell’attacco di sabato sera, a pochi chilometri da Trento. A 36 ore dall’episodio il governatore della Provincia di Trento, Ugo Rossi, ha firmato l’ordinanza urgente che consentirà l’identificazione e quindi il trasporto dell’animale in un recinto alle porte della città. La pericolosità dell’orsa è definita “massima”. Ma sul luogo dell’aggressione si sono già portate cinque pattuglie di forestali con l’incarico di avvisare turisti ed escursionisti della presenza dell’orso, mentre altri quattro uomini – accompagnati da due cani – stanno già battendo i boschi. Il sospetto è che l’orso in questione sia in realtà un’orsa di 15 anni e 133 chili di peso, nome in codice Kj2, protagonista di un’aggressione nel giugno del 2015 e da allora ricercata dai forestali. Solo il test sui peli ritrovati nel luogo dell’aggressione, un sentiero tra il Lago di Terlago e il Lago di Lamar, potrà comunque confermare che è davvero lei l’orsa protagonista di questo nuovo attacco.

Le regole per la cattura di un animale protetto come l’orso sono molto complicate e prevedono una serie di procedure definite dal ministero per l’Ambiente in accordo con le Regioni: le squadre devono essere di almeno quattro uomini, tra cui un veterinario, un operatore addestrato all’uso di fucili per la telenarcosi, un forestale con fucile tradizionale (per garantire la sicurezza della squadra) e un conduttore di cane addestrato alle attività contro gli “orsi problematici”. La Provincia di Trento ha scelto cani di razza Laika, provenienti dalla zona artica, di taglia media ma di grande coraggio.

Le squadre dovranno lavorare per lo più di notte (quando è più probabile la cattura) e le tecniche autorizzate dal ministero sono tre: l’uso di trappole tubo (in cui l’orso si infila attirato dal cibo per poi rimanere chiuso all’interno), l’uso di lacci Aldrich (che sono in grado di trattenere l’orso al suo passaggio senza provocargli ferite) e infine l’utilizzo di proiettili anestetici. Per quest’ultima tecnica, adottata nelle situazioni più gravi e quando comunque è possibile avvicinarsi all’orso, le regole sono ancora più severe: in particolare è vietato sparare un proiettile anestetico a un orso che potrebbe mettere se stesso in pericolo o essere pericoloso per altre persone. Ne sanno qualcosa i forestali di Trento che nel 2008, durante un tentativo di cattura, videro un orso cadere nel Lago di Molveno, colpito da un dardo narcotizzante, e morire annegato. E’ proibito anche anestetizzare un orso in un luogo da cui sarebbe difficile trasportarlo altrove e prima di entrare in azione i forestali devono attendere almeno 15 minuti ed essere certi che l’animale sia addormentato. Un ulteriore problema arriva dal fatto che, in caso di cattura, l’orso dovrà comunque essere rilasciato e ricatturato (dopo avergli infilato un radiocollare) solo dopo la conferma che sia davvero il responsabile dell’attacco attraverso il test del Dna.

Nel frattempo la Provincia autonoma di Trento ha aggiornato le mappe che indicano la presenza di orse con cuccioli sul territorio trentino, per informare chi ama frequentare le montagne. Le aree più battute dagli orsi sono quelle del Soprasasso e del Monte Bondone (a pochi chilometri dalla città) e i versanti meridionali del Gruppo di Brenta. In totale sul territorio provinciale gli orsi sono una cinquantina, dopo un progetto di reintroduzione partito alla fine degli Anni Novanta, ma gli esemplari sono perlopiù concentrati nel Trentino centro-orientale.

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