Priscilla ha 6 anni e oggi ha due famiglie in provincia di Torino. Di solito vive con la sua “mamma” ma il martedì e il giovedì viene a prenderla l’altra sua “mamma” e poi passa con lei un weekend si e uno no. È “figlia” di una coppia separata. Priscilla però non è una bambina ma un cane. Quando le sue due padrone hanno scelto di interrompere la convivenza si sono rivolte ad un avvocato per decidere come gestire l’affidamento congiunto che funziona come con i bambini. Incontro dopo incontro nello studio del legale, le due donne hanno trovato l’accordo per poter prendersi cura entrambe dell’animale che, seppure fosse di proprietà di una soltanto, negli anni si era affezionato ad entrambe.

Casi come questo sono sempre più frequenti perché chi ha un animale in casa, cane, gatto o pappagallino che sia, lo considera uno di famiglia. Questo significa che viene coinvolto in tutto quel che accade: traslochi, vacanze e anche separazioni.

In materia non esiste una legge e nemmeno un giudice specializzato. Prima la Lav, poi il Pdl avevano provato a far approdare in Parlamento una proposta di legge su questi temi, ma entrambi i tentativi sono naufragati ben prima della discussione in aula.

I più, quindi, trovano una soluzione con un accordo davanti a un avvocato. Più che con i bambini, però, serve la volontà di scendere a patti, perché il vuoto legislativo rischia di far concludere tutto in una bolla di sapone e anni di litigi furibondi, senza contare che il cane o il gatto non hanno la possibilità di interferire nella scelta dicendo chi dei due preferiscano, almeno non a parole. Secondo il tribunale degli Animali, un ente di consulenza creato qualche anno fa dall’associazione Aidaa, i cani contesi in Italia sono 500mila, 50mila in meno i gatti. Nell’elenco dei cuccioli da riaffidare finiscono anche pesci, criceti e serpenti.

Non tutti però sono fortunati come Priscilla. Può anche capitare che l’animale che è stato un compagno di vita per anni diventi come un pacco da spostare a destra e a sinistra. Il padrone di Dabbin, uno spinoncino di 3 anni, si è separato dalla compagna e le ha lasciato in dote l’animale: lei però non sa occuparsene e Dabbin è finito nella lista dei quattro zampe a cui le volontarie del canile di Piossasco cercano casa: “Ora ha paura di tutto e non esce mai di casa”, spiegano.

I cani sono più contesi dei gatti “perché i mici sono animali che più spesso vengono affidati alle donne senza ulteriori discussioni nella coppia”, spiegano gli esperti.

Il caso più classico è il cucciolo regalato alla fidanzata: formalmente lui è il proprietario ma chi se ne è sempre preso cura è lei. Al momento della rottura entrambi hanno elementi per reclamare la proprietà, quella burocratica e quella affettiva. Chi dovrà decidere terrà conto più della seconda che della prima.

E questo vale anche quando a contendersi l’animale sono due vicini di casa. In genere capita con i gatti perché può succedere che frequentino più di un divano. Senza un microchip è difficile stabilire a chi appartenga l’animale. E’ successo a

Chieri dove due vicini di casa hanno perso, durante lo stesso temporale, due gatte nere. Solo una è tornata a casa e ora il compito di stabilire a chi appartenga spetterà alla procura di Torino. In mancanza di documenti che attestano la proprietà servono prove e senza una legge vale tutto: esami veterinari, fotografie di vita insieme, particolari che solo il vero padrone potrebbe conoscere.

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