di: Maurizio Faggioni

Tornano di tanto in tanto nelle cronache i riferimenti alla presenza degli animali in chiesa. Sono articoli di costume che, nella loro leggerezza, richiamano al cambiamento delle relazioni fra umani e animali da compagnia.

Non ci sono disposizioni contro l’accesso di animali in chiesa. In certe feste in molti luoghi gli animali vengono portati in chiesa per essere benedetti. Quindi, non occorre scomodare teologie innovative o ecofilosofie per portare in chiesa un animale. Si è sempre fatto in determinate circostanze.

Per benedire animali grandi e piccoli, da compagnia o da lavoro, nessuno ha sentito il bisogno di farsi troppi problemi. Gli animali in sé sono creature benedette da Dio. Gli animali domestici, avendo un rapporto privilegiato con l’uomo, partecipano indirettamente al modo umano di rendere gloria a Dio.

È questione piuttosto di buon senso.

Si vuole portare in chiesa un animale domestico: perché? Penso che chi vuole questo stia pensando non alla chiesa in quanto ambiente, ma alla celebrazione eucaristica. La domanda è, perciò: Posso portare il mio cane e il mio gatto alla messa con me? E io incalzo. Perché? I ciechi sono accompagnati dai loro cani, di solito cani lupo. Ragione eccellente.

Ma negli altri casi? Per insegnargli a pregare? Lo escludo. Perché non me ne posso mai separare, neppure quando dovrei pensare solo a nostro Signore? Probabile.

Perché io faccio quello che voglio in chiesa? Se mio figlio strilla tutta la messa e copre la voce del sacerdote, se – cosa equivalente – il mio cane abbaia e altri non apprezzano perché vorrebbero avere un’oretta di quiete spirituale, sarà davvero un problema altrui? Lo porti il cane a teatro? Lo porti al cinema? Di solito no. Lo stesso vale per la chiesa perché in chiesa – a maggior ragione – la gente vuole starsene tranquilla.

Passi un animale piccolo tenuto in braccio (e immagino accarezzato tutta la messa) o custodito in una cesta o in una sporta apposita, ma lo stesso vale per un San Bernardo o un alano? Portiamo pure gli animali in chiesa, ma con buon senso.

Mi permetto, infine, un’osservazione da studioso di etica animale e non antropocentrico.

Gli animali sono creature di Dio e rendono gloria a Dio con il loro esistere. La benedizione agli animali domestici è segno di gratitudine dell’uomo per il dono degli animali e invocazione della protezione di Dio su di loro. Può essere vista come il modo umano di prolungare sugli animale la benedizione del creatore. I riti di benedizione sono del tutto umani: parole, gesti, simbolismo.

Anche parole, gesti e simbolismo della messa sono modi umani di celebrare il Signore e la sua bontà. Perché obbligare l’animale – già costretto a fare quello che vogliamo noi – ad andare alla messa? Non ne ha bisogno. Non è il suo modo di lodare Dio. È il nostro.

È come obbligare un gatto – che è carnivoro – a mangiare vegano perché la padrona non vuole mangiare bestie uccise. Buona cosa che lei sia vegana, ma cosa c’entra il suo gatto che vorrebbe vivere a modo suo e non a modo nostro?

Ogni creatura viva a modo suo perché non c’è solo il modo umano di esistere.

Pace e bene.

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