SANT’AGATA FELTRIA. Dopo l’avvelenamento di un cane da caccia, i carabinieri della Forestale hanno fatto intervenire ieri alcuni militari e due cani del Nucleo Cinofilo Antiveleno per verificare che non fossero presenti bocconi avvelenati nelle pertinenze del cortile dove è avvenuto l’avvelenamento.

Il cane da caccia, un segugio italiano femmina, aveva ingerito la dose letale il 9 agosto scorso in località Sapigno, nel comune di Sant’Agata Feltria. È poi morto quattro giorni dopo, il 13 agosto, nonostante le cure prestate da un medico veterinario di Mercato Saraceno.

La carcassa dell’animale è stata inviata all’Istituto Zooprofilattico di Forlì che ha svolto la necroscopia confermando l’ipotesi di avvelenamento. Morte determinata dall’aver ingerito un lumachicida (a base di metaldeide) trovato all’interno di un sacchetto di nylon che era stato gettato nel cortile della casa di un cacciatore.

L’episodio ha destato grande preoccupazione nei residenti della zona. Al fine di bonificare l’area e verificare l’eventuale presenza di bocconi avvelenati, ieri è intervenuto un conduttore del Nucleo con due cani antiveleno “Titan”, una femmina nera di Labrador e “Puma” un maschio di pastore belga Malinois entrambi di tre anni. I due cani sono stati addestrati in Spagna e portati in Italia nell’ambito di un progetto Life denominato “Pluto” in collaborazione con il Seprona (Servicio de proteccion de la naturaleza), il Reparto ambientale delle Guardia Civil spagnola.

Già al termine della giornata l’intera area è stata bonificata e fortunatamente non sono stati individuati ulteriori esche avvelenate. Tale circostanza e altri indizi fanno propendere per un’azione di rivalsa contro il cacciatore nell’ambito di episodi di rivalità e conflittualità all’interno del mondo venatorio. Le indagini stanno procedendo in tal senso.

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