In natura non esistono cani cattivi bensì proprietari non all’altezza del compito educativo. Vediamo come capire qual è l’origine della aggressività del nostro beniamino e come recuperare.

C’è chi dice che più vive il rapporto con gli animali, più grandemente mal sopporta tornare ad avere rapporti con gli uomini. La tesi maggiormente accreditata della ragione di questa sensazione è che l’animale, e quindi anche il cane, è sempre coerente con se stesso, non ha doppi fini, quando ama lo fa disinteressatamente e per sempre –e soprattutto– ha nella sua natura una capacità immensa di affezionarsi. E qui sta la risposta a chi, vedendo facile la carità verso gli animali, lamenta la ipocrisia dell’uomo che non sa avere il medesimo sentimento né usare la medesima condotta nei confronti del proprio simile. Infatti, è percentualmente alta la possibilità che l’uomo, anche se aiutato in un proprio momento di difficoltà, possa ritorcere contro il proprio benefattore la fiducia accordatagli mentre per un animale ciò è pressoché innaturale e la sua riconoscenza dura l’intera sua vita. Sentimenti come l’invidia o l’odio sono prerogative umane. Eppure, anche con l’amico per eccellenza dell’uomo, il cane, è possibile avere dei problemi e, magari, vedere l’animale assumere un comportamento aggressivo verso gli estranei od anche nei confronti degli stessi suoi proprietari. Ed alle domande del tipo: “ho un cane aggressivo: cosa fare?” oppure “come affrontare un cane aggressivo” non si può rispondere in modo univoco perché il primo obiettivo è quello di ricercarne le ragioni, potendo ciò dipendere da problemi genetici oppure, come più spesso accade, da una non buona educazione impartita al cane o, ancora, da maltrattamenti subìti dall’amico peloso, magari in tempi precedenti al suo arrivo nella nostra famiglia. Ed allora proviamo a vedere quali sono alcuni consigli pratici da poter applicare nel caso in cui ci si trovasse in una situazione del genere.

La responsabilità di avere un animale

Non è una novità: esistono specifiche norme, civili e penali, che disciplinano il rapporto tra l’uomo e l’animale, al fine di tutelare quest’ultimo, quale essere senziente; il primo, in quanto soggetto di diritto che possiede affetto od amore verso l’animale stesso e, dunque, come forma indiretta di tutela del sentimento dell’uomo; nonché tutti i terzi, cioè coloro che col nostro beniamino non hanno rapporti diretti se non sporadici o casuali. Per quanto riguarda la responsabilità civile, come nel caso di responsabilità per cane che morde o responsabilità per danni del cane, è evidente che il proprietario o chi ne possiede la custodia, ad esempio perché in quel momento lo sta portando a passeggio, risponderà in prima persona per i guai del beniamino peloso. A tal proposito, difatti, va precisato che viene considerato responsabile qualunque soggetto che abbia, nel momento in cui si verifica il danno, la custodia dell’animale, un po’ per come accade col custode di beni altrui. La motivazione è presto spiegata: perché è colui che ha presso di sé l’animale in quel dato momento ad avere un potere di fatto su di esso, ad esempio, impedendogli di scappare o di tirare il guinzaglio o di mordere ecc.

Si tratta, tra l’altro, di responsabilità oggettiva, cioè, che è prevista dalla legge al di là della concreta esistenza di responsabilità del proprietario. Ad esempio, viene sancito [1] l’obbligo del proprietario di rispondere dei danni cagionati dal proprio animale anche se questo è –ad esempio- fuggito o è stato smarrito. La prova che scagiona il proprietario da questa responsabilità è solo il caso fortuito cioè quel fatto od atto, estraneo al proprietario o al soggetto che ne abbia la custodia, che si pone come causa autonoma del danno, non imputabile a costoro né da questi evitabile, e che deve essere dimostrato dal colpevole “in via presuntiva”. Un esempio è la condotta stessa del danneggiato laddove, però, sia stata causa esclusiva del danno subìto.

Dal punto di vista penale, poi, oltre ai noti reati introdotti dal legislatore a difesa degli animali, come le norme sull’abbandono o sui maltrattamenti o sull’investimento di animale ed omissione di soccorso, ci sono articoli di legge che sanzionano, ad esempio, l’omessa custodia di animali che commette chi, dovendone avere cura, viene meno al dovere di custodia (è il caso dell’abbandono, anche in senso lato, e dell’affidamento a persona non esperta) e che, per tale ragione, viene punito con l’obbligo del pagamento di una ammenda. O che sanzionano il disturbo alla quiete pubblica che commette chi, ad esempio, lascia ululare od abbaiare il proprio cane ininterrottamente importunando i terzi nelle proprie attività o nel riposo.

Le ragioni della aggressività del cane

Da un punto di vista generale la aggressività è una componente normale del carattere di un animale ma, con riferimento, al cane, animale da secoli convivente con l’uomo, si può dire che questo aspetto è andato di gran lunga attenuandosi. Infatti, anche nella razza canina che può essere considerata tra le più “aggressive” (termine da sostituire col più appropriato aggettivo “impegnative”), come ad esempio il pittbull, il rottweiler, il dobermann, il dogo argentino, il dogo canario od il bull dog non esiste una “naturale” aggressività intesa come prepotenza o violenza, trattandosi solo di razze canine certamente più forti di altre e, dunque, più facilmente trasformabili in armi nelle mani di uomini pericolosi o stupidi. E già: perché la stupidità è usualmente la madre di guai peggiori rispetto alla stessa cattiveria. Ma esiste una aggressività necessaria per la sopravvivenza: come la naturale rivalità tra cani dello stesso sesso, soprattutto se maschi; o la aggressività nei confronti degli estranei quando questi entrano nei luoghi del suo proprietario o quando si avvicinano troppo a quelli che il cane ritiene membri del proprio “branco umano”. Ma fin qui non c’è né può esserci alcunché di male perché questa è una caratteristica tipica dell’animale che, se proprio vogliamo vederla dal punto di vista sostanziale, è anche caratteristica dell’uomo con la differenza che quest’ultimo non esternalizza la propria aggressività tramite “morsi” ma con tecniche più… diplomatiche (od ipocrite). In ogni caso, qualunque sia la ragione per la domanda “perchè il cane è aggressivo“, la prima cosa da fare è andarne a ricercarne l’origine, potendo avere diversa natura come, ad esempio:

  • aggressività da dominanza verso i propri proprietari;
  • aggressività da dominanza verso cani dello stesso sesso, conviventi o meno;
  • aggressività territoriale, cioè diretta sul posto che l’animale vive come casa propria o del proprio umano;
  • aggressività predatoria, cioè quella diretta su tutte le potenziali vittime più deboli;
  • aggressività indotta da paura, spesso presente nei cani che soffrono per l’abbandono;
  • aggressività da disfunzioni genetico-patologiche, come nel caso di piccoli facenti parte di cucciolate tra consanguinei;
  • aggressività da irritazione oppure da frustrazione, cioè da fattori che innervosiscono il cane suscitando in lui ira o mortificazione.

Cosa fare se il cane è aggressivo

Ma allora: come correggere un cane aggressivo? Come già anticipato, nel caso in cui il nostro cane manifesti una natura aggressiva, soprattutto se mai verificatosi in precedenza, prima di ogni altra cosa è necessario capirne la causa per poter applicare un correttivo che riequilibri la situazione precaria. Le uniche tre risorse che si debbono procurare per la riuscita nel raggiungimento dell’obiettivo sono:

  • l’aiuto del nostro veterinario o di uno specialista;
  • l’amore verso l’amico a quattro zampe;
  • la pazienza ed un po’ di tempo.

Gli accorgimenti, poi, dovranno rivolgersi sia verso l’esterno, al fine di tutelare terzi da eventuali improvvide azioni del nostro cane; sia verso l’interno, al fine di arrivare al cuore del problema, analizzarne i correttivi e trasformarli in pratica. Quelli che seguono sono alcuni dei consigli utili in questi casi.

Per tutelare i terzi

Sicuramente, soprattutto se il cane vive sempre al di fuori della nostra abitazione, è necessario assicurarsi della robustezza delle recinzioni. Se c’è un cancello che delimita la proprietà privata, dove sta il cane, da quella esterna, ogni qualvolta questo sarà aperto, per uscire od entrare dalla abitazione, si dovrà fare attenzione che l’animale non scappi. La tipica scusa “è scappato, non me ne sono accorto” non regge.

Inoltre, durante le passeggiate sarà indispensabile condurre l’amico a quattro zampe sotto controllo e col guinzaglio (e la museruola se in luoghi come tram, autobus, negozi) così come è assolutamente sconsigliato far condurre l’animale a chi è inesperto, adulto o ragazzino che sia.

Per identificare ed eliminare l’origine della aggressività

Si è avuto modo di precisare sin da subito che richiedere l’aiuto del veterinario o di uno specialista, come un comportamentalista, è determinante, soprattutto, quando la nostra esperienza con gli animali è recente e non abbiamo molta competenza nel settore.

In ogni caso nulla ci impedisce di provare a comprendere quali possano essere i fattori scatenanti della aggressività, anzi, la attenzione ai particolari del comportamento e delle sensazioni del proprio animale e l’osservazione dei suoi cambiamenti sono tipiche caratteristiche del proprietario che si comporta da buon padre di famiglia. Infatti, ogni proprietario dovrebbe imparare a leggere il comportamento del proprio beniamino ed il linguaggio del suo corpo, in altri termini, conoscerlo; perché solo così il suo potrà essere un intervento immediato. Inoltre, c’è da considerare che davvero poche sono le cause veramente troppo radicate nell’animale, tanto da non permetterne la rieducazione. E questo perchè spesso il cattivo comportamento (tra cui rientra la aggressività) del cane deriva da un nostro errore: modificando le abitudini, ad ogni cambiamento nostro si assocerà una modifica nella condotta del beniamino. Od anche quando si trascura l’animale o si fanno passare per molto tempo degli atteggiamenti che andrebbero corretti subito: ad ogni aggressione il cane imparerà che quella reazione “è normale” (se non addirittura dovuta) se il suo proprietario glielo consentirà. L’esempio tipico è il cane aggressivo quando mangia:  digrigna i denti od abbaia se il proprietario si avvicina mentre lui ha la sua ciotola od il suo osso. O, ancora, l’animale che si irrita immediatamente appena si tocca la sua coda. Queste reazioni eccessive nei confronti soprattutto del proprietario vanno corrette subito, con metodi che il veterinario stesso potrà consigliarvi sulla scorta delle caratteristiche del caso concreto. Il consiglio più efficace? L’intervento immediato, che rappresenta il migliore modo per aiutarlo a capire se e cosa sta sbagliando.

Bisogna rammentare che tutto ciò che accade nel cane, anche il movimento repentino degli occhi o lo scatto di un orecchio, è indicatore di ciò che sta passando nella sua testa e che lui ci rende evidente. Un comportamento da non assumere è, nel caso di comportamento aggressivo assunto dall’animale come “reazione” ad un certo ambiente, quello di usare la aggressività a scopo correttivo nei suoi riguardi e questo perché ciò genererebbe altro nervosismo che andrebbe ad amplificare il problema originario.

Un modo, invece, per comprendere quale sia veramente il problema del nostro cane potrebbe essere quello di esporlo a fattori scatenanti (tenendolo vicino ad un altro cane o mentre amici entrano in casa ecc.), avendolo sotto adeguato controllo e per un arco temporale non prolungato. Ripetere sessioni di questo tipo, alternate, permetterà di avere dei “fatti” da rappresentare al veterinario per aiutarlo nel definire l’origine del problema. Il terminare, poi, ognuna di queste operazioni di “monitoraggio” con una nota positiva (un croccantino speciale, ad esempio, o esclamazioni come “bravo, bene, bravissimo”), aiuterà il cane a capire cosa vogliamo dirgli. Ad esempio, dopo il piccolo strattone che blocca il salto dell’animale quando l’estraneo si avvicina, gli farà capire che non deve saltare subito, ed il premio che riceverà nell’adeguarsi a quel comando glielo fisserà nella mente. O ancora: la piccola pacca sul sedere, quando il cane entra in contatto visivo con un altro cane, iniziando ad abbaiare senza motivo, gli farà capire che è qualcosa che non si fa. E terminare ‘quella istruzione’ con una coccola o un croccantino lo aiuterà a ricordarlo e ad avere la certezza che ha capito cosa vuole il suo proprietario.

di Samantha Mendicino

note

[1] Art. 2052 cod. civ.

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