Boom delle macellerie per cani, il fenomeno Barf tra crescita e critica

Una crescita del 10% nell’ultimo anno. Un giro d’affarri pari al 5% di tutto il petfood nazionale, che supera i 2 milioni di euro e che ha registrato un incremento del 3.8%. Il tutto condito da scetticismi e critiche. In una parola Barf, il nuovo modo di nutrire i propri gatti e cani. Una vera e propria macelleria dedicata agli animali: non più le tradizionali crocchette e cibo in umido, ma carne cruda fresca. Una bistecca per cani, che non dovranno più mettersi a quattro zampe sotto il tavolo nella speranza di ricevere qualche scarto dai padroni.

Barf è un acronimo che sta per Biologically Appropriate Raw Food, e indica una dieta naturale per animali a base di carne cruda, ossa edibili e organi. Già affermata in paesi come Germania e Regno Unito, le prime aziende distributrici di Barf in Italia sono sorti solo negli ultimi 5 anni ma è negli ultimi mesi che il fenomeno ha iniziato a diventare una realtà. “Un negozio ben avviato – spiega all’Adnkronos Gaia Maiolino, proprietaria del Centro Distribuzione Barf di Varese – riesce a vendere fino a 8 mila chili di carne al mese”. Ha aperto la sua attività quattro anni fa spinta dal desiderio di avere il totale controllo su ciò che dà da mangiare ai suoi cani e oggi il suo centro rifornisce più di 20 negozi nel centro nord, con numeri in continua crescita: “Superiore al 10%”, dice.

L’obiettivo della dieta è quella di riavvicinare i cani e i gatti al loro stato primordiale di cacciatori e carnivori, prima che diventassero animali da compagnia. La carne viene abbattuta in modo da eliminare tutti i batteri, cosa che non avviene nelle tradizionali macellerie: la carne che si compra in un negozio Barf, quindi, è profondamente diversa da quella destinata all’alimentazione umana. I sostenitori di questa dieta sostengono che gli effetti positivi siano praticamente immediati: più lucentezza del pelo, maggiore agilità, magrezza e massa muscolare. “Le normali crocchette – dice Alberto, gestore di un negozio Barf – sono più lunghe da digerire, appesantiscono l’animale e possono portare perfino a problemi oncologici, tutte cose evitabili con una dieta più naturale”.

Gli esperti sono ancora oggi fortemente divisi sull’argomento: chi crede che questa dieta non possa che portare benefici al cane/gatto, chi invece sostiene che una alimentazione a base di sola carne possa rivelarsi troppo proteica e privare di altre necessarie vitamine l’animale. “Sicuramente è fondamentale conoscere con certezza la provenienza della carne – sostiene Marco Melosi , presidente dell’Anmvi – e questo non sempre è possibile. Le crocchette negli anni hanno portato dei miglioramenti nella vita dei cani, che oggi vivono, ad esempio, molto di più dei lupi. Aspettiamo uno studio sul lungo periodo per capire quali siano effettivamente i benefici della Barf”.

I risultati migliori possono averli i gatti in quanto animali strettamente carnivori, mentre i cani sono largamente carnivori. “E’ vero che l’antenato del cane, il lupo – continua Melosi – era abituato a cacciare e a mangiare la carne cruda, ma è anche vero che c’è stato un lungo processo di evoluzione e non si possono quindi paragonare i due animali senza tenere conto delle differenze che si sono generate “.

Questo nuovo modo di dar da mangiare ai propri animali ha pochi punti in comune con quelli tradizionali: “La vendita della carne Barf – racconta un venditore – è diversa da quelle tradizionali: non si compra al supermercato e prima dell’acquisto c’è sempre una conversazione con il padrone del cane per capire quale alimento sia il più adatto. E’ un processo più intimo rispetto a delle neutre crocchette”. L’alimentazione 2.0 investe anche il regno animale, che a suon di attenzioni e carni scelte viene riportato a quando di attenzioni e di carni scelte non sapeva l’esistenza.

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