Prendiamo atto delle recenti dichiarazioni diffuse a mezzo stampa dall’Aeroporto Marconi di Bologna, che confermano gli interventi di cattura cruenta (uccisioni con arma da fuoco) delle lepri presenti nell’area aeroportuale, avvenuti nella notte tra il 3 e il 4 aprile e da noi tempestivamente denunciati.

Resta tuttavia da chiarire come mai, venerdì 31 marzo, appena tre giorni prima le operazioni di abbattimento, il dott. Fabio Zanaroli, responsabile del Corpo di Polizia Provinciale della città metropolitana di Bologna, rispondesse alla nostra richiesta formale di accesso alla documentazione relativa alle autorizzazioni dell’intervento programmato, scrivendo: «non essendoci alcun intervento non esiste alcun provvedimento». 

Possibile che l’uccisione delle lepri in area aeroportuale sia stata decisa e disposta  nel corso di un week-end, e che prima di allora non ci fosse alcun programma in merito?

In che modo la risposta della Polizia Provinciale si concilia con la dichiarazione dell’Aeroporto di Bologna, secondo il quale «la semplice cattura degli animali con successiva re-immissione nell’ambiente esterno non è risultata perseguibile, in quanto da precedenti analisi dell’Istituto di zooprofilassi tali animali hanno evidenziato patologie che potrebbero contagiare altri animali sani».

Viene cioè da chiedersi: come e quando sono state effettuate le analisi menzionate? Certamente non nel fine settimana e, plausibilmente, nel contesto di una più ampia previsione delle attività  di controllo della fauna selvatica in area aeroportuale, ivi comprese le uccisioni, di cui – pur avendo fatto richiesta formale di accesso agli atti – siamo stati e veniamo tuttora lasciati all’oscuro, da parte delle autorità competenti.

In un’ottica di trasparenza e di responsabilità verso i cittadini, di cui la LAV rappresenta specifiche istanze, appare gravissimo che, pure in presenza di una nostra domanda formale di informazioni, nessuno abbia ritenuto opportuno avvisarci sugli interventi di abbattimento, una volta che questi sono stati programmati.

Restiamo pertanto in attesa della documentazione richiesta, incluse le certificazioni attestanti l’esistenza di patologie che avrebbero reso impossibili interventi non cruenti di cattura e re-immissione in natura, delle quali provvederemo a verificare la sussistenza e la regolarità, riservandoci di agire nelle sedi opportune, qualora dovessimo riscontrare elementi di non conformità alla legge. 

Massimo Vitturi
Responsabile LAV area Animali Selvatici

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