Tre i felini della casa romana del neo presidente. A Palermo invece ospitava numerosi persiani.

Orgogliosamente appartengo all’Accademia dei gatti Magici (con l’amico Vittorio Feltri), presieduta da Marina Alberghini che, sulle vicende feline, si potrebbe definire onnisciente. Da bravo membro dunque, ho appena compiuto il mio dovere. C’è un sito web americano che invita i cittadini di tutto il mondo a fare sapere se, nella sua nazione, c’è un presidente amante dei gatti. Ho partecipato senza entusiasmo al totopresidente, ma quando sono venuto a sapere che Sergio Mattarella è un amante dei gatti ho subito pensato che, se non altro, non gli mancherà di certo la sensibilità verso le disgrazie della gente, perché chi prova empatia per gli animali è di animo generoso e delicato. La simpatia del nuovo presidente per i felini risale a tempo fa e, nella sua casa di Palermo, pare siano ospitati numerosi gatti, tra i quali molti Persiani. Fonti ufficiose, ma di solito ben informate, mi dicono invece che a Roma il presidente si gode la compagnia di tre baffuti e ronfanti pelosi che ha chiamato Boccaccio, Dante e Cimabue, a testimonianza della sua passione per l’arte in generale, il che va di pari passo con l’amore per i gatti: innumerevoli sono i poeti (Baudelaire), i musicisti (Scarlatti), i pittori (Manet), gli scrittori (Mark Twain), i benefattori dell’umanità (Schweitzer) che hanno goduto della compagnia di uno o più gatti. Neanche i Papi sono sfuggiti al magnetismo di quegli «occhi di metallo e agata», come Baudelaire li definì in una straordinaria poesia.

Basti citare Papa Ratzinger la cui simpatia per il mondo felino è nota in tutto il mondo. Numerosi sono anche presidenti e statisti stranieri che hanno subito il fascino del gatto, pur avendo grande sensibilità anche per altri animali, vuoi il cane, vuoi il cavallo, vuoi un «semplice» pappagallo (George Washington). Fra di loro, ne ricordiamo alcuni, andando per sintesi perché occuperebbero un intero volume, peraltro già scritto dalla Alberghini ( Gatti di potere , Mursia). Abraham Lincoln che adorava gli animali (cavalli, asini, capre, tacchini e conigli): il suo gatto Tabby, fu il primo felino a essere ospitato alla Casa Bianca, mentre Dixie se ne stava a casa. Di lei, Lincoln disse pubblicamente che «è più furba di tutto il mio Gabinetto». Theodore Roosvelt ebbe Slippers e Tom Quarz alla Casa Bianca. Di lui è nota la fotografia in cui, seduto fra Stalin e Churchill, tiene sulle ginocchia il gatto dello statista britannico di cui si è celebrato il 30 gennaio il cinquantesimo anno dalla sua scomparsa. I gatti di cui amava circondarsi Sir Winston, sia a Downing Street sia nella sua residenza di Chartwell dove Jock, il suo ultimo, lo salutò sul letto di morte alla sua dipartita. Cameron, Clinton, Coolidge, Kennedy, Ford, Reagan, il cardinale Richelieu e tanti altri uomini (e donne) di potere non hanno avuto scampo, attratti dal suo sguardo impenetrabile e magnetico. Buon lavoro, presidente. Sapere che un gatto fa le fusa sulle sue ginocchia ci rende più ottimisti. Beh, parlo per me, almeno.

OSCAR GRAZIOLI

 

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