Mentre la tensione è al massimo e i nervi sono a fior di pelle, si sente un enorme boato e un pezzo di colonna vertebrale cade sul cofano di un’auto, proprio sotto agli occhi degli agenti. E’ il momento clou delle sette ore più concitate che le forze speciali francesi abbiano mai vissuto negli ultimi anni, con 70 uomini coinvolti nella sparatoria, 110 in tutta l’operazione e 5000 proiettili sparati.

Per provare a capire che fine abbiano fatto il “braccio” degli attenti a Parigi del 13 novembre, ovvero Salah Abdeslam, bisogna partire dal blitz di Saint Denis. Abdelhamid Abaaoud è invece morto, conferma la procura. A raccontare l’operazione in prima persona è Jean-Michel Fauvergue, capo del Raid, Recherche-Assistance-Intervention-Dissuasion, l’uomo che ha condotto l’assalto. In’una intervista a Le Figaro, mentre ringrazia i suoi uomini e augura pronta guarigione ai 5 agenti feriti, entra nei dettagli.

“SAPEVAMO DELLA KAMIKAZE” – Quando alle 04.16 parte l’assalto all’appartamento di Rue de Corbillon 8 per il Raid lì dentro c’erano tre persone, una donna (Hasna, cugina di Abaaoud, che poi si farà saltare in aria, ndr) e due “islamisti radicalizzati”. Le persone nascoste nel covo saranno però di più.

Sapevano che la “bionda” indossava un giubbotto esplosivo ed era pronta a farsi saltare in aria. Per questo agiscono con la massima attenzione, su indicazioni e addestramento del Mossad israeliano, che è già abituato agli attentatori suicidi. Da altri servizi (probabilmente quelli marocchini, ndr) sanno che all’interno dell’appartamento potrebbe esserci anche il “cervello” degli attentati, Abdelhamid Abaaoud. La precauzione è massima.

Circondato l’edificio e piazzati i cecchini, spiega Fauvergue, parte il blitz. Si inizia cercando di far esplodere la porta e sorprendere le persone all’interno, ma qualcosa va storto. La porta, blindata, non si apre del tutto. Si comincia a sparare, c’è uno scambio di colpi. I terroristi istallano una sorta di “porta scudo” (forse anche un tavolo, ndr) e si riparano.
45 minuti di scambi di colpi. “I terroristi hanno anche lanciato granate”. Poi le raffiche diminuiscono, ci si studia, c’è più “calma”. Una calma strana. Raid decide di inviare un cane, Diesel, per sondare iil terreno. Viene freddato.

Un cecchino intravede un terrorista da un passaggio, gli intima di alzare le mani, quello non lo fa e parte il fuoco. Il terrorista viene ferito ma continua a sparare col Kalashnikov (che secondo alcuni potrebbero essere di provenienza bulgara, ndr).

L’ESPLOSIONE E’ a quel punto che Hasna, la donna che i servizi avevano individuato, aumenta il fuoco e poi , dopo una raffica, si fa esplodere. Tutto salta in aria, le finestre sono in frantumi, “l’edificio era diventato pericolante”. Un pezzo di corpo della donna, “probabilmente la colonna vertebrale”, cade su una vettura della polizia. L’obiettivo di Hasna, che si è fatta esplodere in casa, era coinvolgere nell’esplosione gli agenti, ma non ci riesce. L’urto però rende l’appartamento quasi inagibile, ci sono macerie ovunque. Sono passate quasi 5 ore e i nervi di tutti sono al limite, ma dei due Kalashnikov che stavano sparando ora se ne sente solo uno: un terrorista è stato ucciso. E’ Abou Omar, è Salah? Gli agenti non lo sanno.

GRANATE E DRONI – Raid inizia ad usare le granate, con almeno 40 grammi di esplosivo. Poi si opta per il drone: attraverso le finestre “fotografa” la situazione ma non fornisce abbastanza informazioni. Si prova con un robot che però non passa fra le macerie. Ma si capisce che il pavimento è “bucato”. “Passiamo così nell’appartamento di sotto e con pali e telecamere cerchiamo di vedere quello che c’è nell’appartamento di sopra”. C’è un altro corpo, non è identificabile.

Poi entrano in azione e trovano, su un altro piano, all’altezza di un pianerottolo, due uomini che si nascondevano. Li arrestano con facilità. Nel blitz rimangono “feriti cinque uomini ma non sono in pericolo di vita”. A fine operazione tutti sono “estremamente affaticati”. Il direttore spiega a Le Figaro che “è snervante, ma se ci si dà il tempo di riposare e gestire la fatica i miei uomini potrebbero presto tornare in azione”.

INCERTEZZA SU ABU OMAR E SALAH – Erano di Abu Omar e Salah i due corpi? Il direttore non lo sa o non può rispondere. Il Dna, dirà poi il procuratore Molins, ha confermato che Abu Omar, mente degli attentati, è stato ucciso. Ancora incerta la sorte di Salah.

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