Catania, 16 dicembre 2017 – IL FIGLIO di 18 mesi fu sbranato da due esemplari di dogo argentino, l’estate scorsa. Ora la mamma, che è anche veterinaria, patteggia la pena, mentre il giudice ‘grazia’ i due cani che non saranno abbattuti, ma sottoposti a un percorso di ‘socializzazione’ per eliminarne l’aggressività. E’ la conclusione di una vicenda tragica avvenuta il 16 agosto nella villa dei genitori di Stefania Crisafulli, 34 anni, a Mascalucia (Catania), grosso centro ai piedi dell’Etna. Il gup Francesca Cercone ha accettato il patteggiamento chiesto dalla difesa e condannato la donna a 18 mesi per omicidio colposo, pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario. Nel provvedimento è stato anche disposto, sulla base di una perizia veterinaria, il ‘non abbattimento’ dei due cani, Asia femmina di otto anni, e Macchia, il figlio maschio di tre.

“STEFANIA non si ritiene colpevole, ma non avrebbe retto psicologicamente al processo. Con i tempi della giustizia italiana, avrebbe significato rivivere la perdita del figlio Giorgio per anni”, afferma l’avvocato Fabio Cantarella spiegando il motivo del ricorso al patteggiamento. “Le indagini – osserva il legale – hanno fatto chiarezza sulla dinamica dell’accaduto. La signora era vicino al figlio, e non l’aveva in braccio. Il dogo femmina era in casa, mentre quello più piccolo in giardino. E’ stato quest’ultimo, all’improvviso e senza motivo apparente, ad assalire il piccolo”. Tutto si è consumato in pochi attimi. “La madre, veterinaria, sa per esperienza che non bisogna ‘tirare’, perché – spiega il legale – un molosso ha una presa ‘tranciante’. Quindi ha cercato più volte di fargli spalancare le fauci. Ha ripetuto quest’operazione per almeno cinque volte e il cane, che ha morso anche lei, a braccia e polpacci, alla fine ha ceduto”.

Ma per Giorgio era troppo tardi. I sanitari lo trovarono già cianotico, con ferite al petto, alla schiena e al collo. Invano cercarono di rianimarlo, ma il piccolo spirò durante il tragitto dell’elisoccorso. Per Crisafulli era caduta l’accusa per il reato più grave, quello di abbandono di minore, inizialmente contestatole dalla procura. “Abbiamo dimostrato, con il supporto di numerosissimi filmati della videosorveglianza interna, che da parte della mamma non c’era alcuna consapevolezza di aver esposto il figlio a un rischio”, conclude l’avvocato. 

Stefania ha fatto il possibile, non ha mai lasciato solo nostro figlio”, l’ha sempre difesa il marito. Per i due molossi non c’è la ‘pena capitale’, non saranno soppressi e dovranno ora essere ‘rieducati’. La sentenza stabilisce che i due cani siano affidati a una associazione animalista. “Giustizia è fatta”, afferma Lorenzo Croce, presidente nazionale dell’Associazione italiana difesa animali ed ambiente (Aidaa). Per il presidente Aidaa “quello che interessa a noi è che i cani potranno ora intraprendere un percorso di recupero e che, per una volta, la colpa di questa tragedia non è stata riversata su di loro”.

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