Nel 2017 il cane San Bernardo è stato eletto dal pubblico animale simbolo della Svizzera. La Fondazione Barry del Gran San Bernardo, nata 12 anni fa per garantire un futuro al cane svizzero più famoso al mondo, ha deciso di offrire il padrinato a Martin Nydegger, neodirettore di Svizzera Turismo, del cucciolo “Barry du Grand-Saint-Bernard”, nuovo capostipite dell’allevamento dell’Ospizio.

Alla cerimonia, che si è svolta a Zurigo, hanno partecipato Claudio Rossetti, direttore della Fondazione Barry e Manuel Gaillard, responsabile dell’allevamento. Altri padrinati seguiranno nel corso del 2018 nell’ambito del progetto “Barry on Mission”.

L’allevamento dell’Ospizio del Gran San Bernardo

Sul Passo del Gran San Bernardo, a 2469 m sul livello del mare, nel XI secolo dei canonici fondarono un ospizio per fornire riparo a viandanti e pellegrini. In quel luogo già dalla metà del XVII secolo venivano tenuti grossi cani da montagna per la sorveglianza e la protezione. La presenza di questi cani è documentata già dal 1695 e per iscritto in un promemoria dell’ospizio del 1707. I cani furono presto impiegati come accompagnatori e soprattutto per il salvataggio dei viandanti perduti nella neve e nella nebbia. I cani del Gran San Bernardo hanno salvato la vita a numerose persone, proteggendole dalla morte bianca.

Il capostipite Barry

Nel XIX secolo, le cronache in diverse lingue e i racconti orali dei soldati che nel 1800 attraversarono il passo con Napoleone Bonaparte, diffusero in tutta Europa la fama dei San Bernardo (allora chiamati „Cane Barry“). Il leggendario Barry divenne l’archetipo dei cani di salvataggio.

Barry I visse dal 1800 al 1812 presso l’Ospizio e fu sicuramente il più famoso di tutti i cani di salvataggio del Passo: salvò la vita a più di 40 persone. La sua storia è circondata di leggende e ha contribuito molto al buon nome del cane San Bernardo. Per questo motivo presso l’allevamento dell’Ospizio c’è sempre un cane che si chiama Barry.

«Sin dalle origini l’allevamento dell’Ospizio del Gran-San Bernardo nomina con Barry il suo capostipite» – spiega Manuel Gaillard, responsabile dell’allevamento a Martigny –  «Alcuni sono passati alla storia, quali il primo San Bernardo oggi esposto a Berna oppure Barry III che si trova al Museo dell’Ospizio. Oggi per la selezione consideriamo soprattutto dei criteri legati all’anatomia e al comportamento: aspetto slanciato e sportivo, una bella testa, occhi non troppo aperti, una bella e simmetrica ‘maschera’ sul viso e, soprattutto, un buon carattere».

Eletto a simbolo svizzero

Nel corso del 2017 il San Bernardo è stato eletto dal pubblico, superando lo stambecco e la marmotta, animale svizzero per antonomasia. «Il cane San Bernardo è il perfetto ambasciatore svizzero nel mondo» – afferma Claudio Rossetti, direttore della Fondazione Barry – «Il suo particolare aspetto, la sua grande forza, la dolcezza del suo sguardo, la sua propensione al salvataggio e alla buona azione e… la sua particolare testardaggine rendono il cane San Bernardo un’icona e un marchio riconosciuti in tutto il mondo».

Con questo intento la Fondazione Barry, tramite il suo progetto “Barry on Mission”, ha selezionato tutta una serie di personaggi svizzeri ai quali ‘affidare’ un San Bernardo del suo allevamento. «Trattandosi storicamente del primo cane-guida sulle vie delle nevi nella regione del Grand San Bernardo, abbiamo voluto dare un nostro contributo al settore turistico svizzero. Il cane “Barry” aiuterà Martin Nydegger, neo direttore di Svizzera Turismo, a portare nel mondo i valori svizzeri e rappresenterà l’unicità del nostro paese dal punto di vista culturale e naturale».

Nuove missioni sociali con i Barry

Il progetto “Barry on Mission” permetterà alla Fondazione Barry di promuovere il nuovo ruolo sociale del San Bernardo. Il cane nazionale svizzero ha un cuore d’oro: adora il contatto con gli esseri umani e ne ha bisogno. Ci aiuta ormai da secoli: in passato come cane da soccorso, oggi prevalentemente nel campo sociale. Dal 2012 ormai la Fondazione Barry punta con successo sulle interazioni assistite dagli animali in ambito sociale. Queste comprendono diverse iniziative quali le visite in ospedali, centri specializzati o case di riposto, l’organizzazione di campi di vacanze e lo sviluppo di programmi a lungo termine nel campo medico. 

Queste interazioni si fondano sulla tesi secondo cui i cani attivano le nostre forze fisiche, psichiche e sociali: «Studi scientifici dimostrano in modo evidente gli effetti positivi che il contatto con gli animali può avere sul benessere, sullo sviluppo personale e sulla qualità di vita degli esseri umani» afferma soddisfatto Claudio Rossetti.

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