METTETE insieme tutte le creature più velenose dell’Australia che potete immaginare. Ecco, quegli animali tanto temuti – dai ragni ai serpenti alle micidiali meduse – uccidono meno persone rispetto ai cavalli. Dall’emisfero sud,  che regna nell’immaginario collettivo per documentari su animali pericolosissimi, gli enormi coccodrilli di Crocodile Dundee o le avventure del compianto Steve Irwin, arriva una ricerca dell’Università di Melbourne che sfata il mito dei più letali animali australiani.

La dottoressa Ronelle Welton dell’unità che si occupa di ricerche sui veleni all’Università di Melbourne ha raccolto i dati sulle morti causate da animali velenosi dal 2000 al 2013. Sono statistiche basate su tredici anni, abbastanza complete e relative ai ricoveri ospedalieri e successivi decessi, anche se mancano le cifre per emergenze non dichiarate. 

I più letali sono api, vespe e calabroni: in tredici anni 27 persone sono morte dopo una puntura “ma non per il veleno” spiega la Welton, “piuttosto per lo shock anafilattico successivo o per allergie”. Oltre 12mila i ricoveri. Nella classifica seguono i serpenti: anche qui 27 decessi su più di 6000 ricoveri, anche se va specificato che “con 140 specie differenti questi rettili sono molto comuni e i morsi rimangono rari”. E i ragni? I tanto temuti ragni australiani non hanno ucciso nessuno nel periodo della ricerca: lo scorso aprile però un uomo è morto dopo il morso di un Redback. Sempre in tema di animali velenosi ci sono poi zecche e formiche (5 morti), le famose box jellyfish, meduse che hanno ucciso 3 persone e portato al ricovero 3.707 individui.

Gli animali più letali in AustraliaFuori dalla ricerca la Welton ha poi recuperato i dati degli altri animali, ovvero quelli non velenosi: il più letale è il cavallo. Sono 74 le persone uccise dai cavalli fra il 2000 e il 2013, ovvero più di tutte quelle morte per punture o morsi velenosi. Seguono gli squali (26 morti, ma bisogna tener conto dell’ampia superficie balneabile australiana) e  i coccodrilli che hanno fatto 19 vittime. 

“Non mi sorprendono questi dati – commenta Piero Genovesi, ricercatore dell’Ispra, responsabile del servizio di consulenza faunistica – perché spesso sono gli animali più piccoli ad essere quelli più letali. Nel mondo per esempio sono le zanzare a portare più morte e veicolare malattie”. Se si guarda all’Italia Genovesi spiega che “per esempio fra i più letali vanno ricordati i calabroni. Oppure gli animali domestici, come i cani, o ancora quelli che noi consideriamo “incidenti sul lavoro”, ovvero le morti magari negli allevamenti a causa di cavalli o vacche”. 

Il problema è che “non esiste una statistica reale a livello sanitario di quali animali siano più letali. Abbiamo la percezione, un po’ come in Australia, che alcuni animali siano più pericolosi di altri. Ma un calabrone può essere più micidiale di una vipera, così come lo può essere un cane rispetto a un orso delle nostre Alpi, animale che spesso finisce sui giornali per avvistamenti  o per paura che invada territori”. Anche per questo Genovesi indica che “sarebbe utile, a livello sanitario, avere delle statistiche di insieme sugli incidenti letali in modo da fare un monitoraggio accurato”. 

La questione della “percezione” è la stessa sottolineata dalla Welton. “La sorpresa più grande è che dal punto di vista nazionale il numero delle morti da animali è piccolo, però sui media c’è un grande ritorno su quanto siano “pericolosi” i protagonisti della nostra fauna. Eppure, nello stesso periodo dello studio, sono morte 5000 persone per annegamento”. La ricerca australiana ha poi evidenziato come più della metà dei decessi si è verificata in ambito domestico, il 64% in grandi città, morsi e punture sono risultati più frequenti nel periodo tra aprile e ottobre e fra i soggetti colpiti va enunciata una maggioranza di uomini fra i 30 e i 35 anni. 

Tre quarti delle vittime da morso di serpente è deceduta in ospedale, rispetto al 44% di chi è morto per una reazione allergica da puntura di ape. Proprio questa è ora la nuova sfida dei ricercatori australiani: capire perché le api siano percepite, rispetto agli altri animali, come più innocue e lavorare sulla futura prevenzione. “Non sono temute come i serpenti eppure, anche senza saperlo, si potrebbe sviluppare in ognuno di noi una reazione allergica letale a questi insetti. Bisogna informare di più sulla natura delle punture e i comportamenti da adottare”. 

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