Oggi è una giornata magica, perché è la giornata nazionale del gatto e il gatto è l’animale più magico che ci sia. Non per nulla esiste l’Accademia Magica dei Gatti di cui è presidente la scrittrice Marina Alberghini, mentre io sono succeduto allo scomparso Giorgio Celli in qualità di Cancelliere. Per fare solo un nome di fama, ben noto ai nostri lettori, Vittorio Feltri risulta uno degli accademici più fedeli. Ma definire il gatto magico e affascinante è facile e anche un po’ riduttivo, perché ogni bravo «gattofilo» conosce benissimo il magnetismo dei suoi movimenti, la seduzione della sue pose immobili e soprattutto l’incanto di quei suoi occhi che Baudelaire ha immortalato nelle sue poesie («Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato; ritira le unghie nelle zampe, lasciami sprofondare nei tuoi occhi in cui l’agata si mescola al metallo».)Quel che deve realmente sorprendere e fare riflettere è la modernità del gatto, una modernità che affonda le sue radici nell’antichità, quando già gli egiziani lo adoravano, raffigurandolo in dipinti, sculture e incisioni. I gatti erano considerati animali sacri al punto che, se accidentalmente ne veniva ucciso uno, lo sfortunato responsabile doveva essere punito con la morte. Oggi il gatto è la vera star del web ed è l’animale in assoluto più utilizzato a scopo pubblicitario. «Grumpy Cat», il gatto più imbronciato della Rete, dopo che una sua foto è stata postata su Reddit, è diventato virale e la sua pagina Facebook, nata nel 2014, ha raggiunto più di 10 milioni di «like» (mi piace). La sua immagine era già finita sulla prima pagina del Wall Street Journal il 30 maggio del 2013. Per quanto tutti sappiamo che il gatto ha anche passato tempi a dir poco bui (il medio evo, l’Inquisizione con le sue streghe e i suoi gatti diabolici), il suo fascino e la sua modernità sono sempre risorti e son letteralmente esplosi nel secolo passato e in quello che stiamo vivendo, assicurandosi un futuro certo su letto dei potenti e dei poveri, ammaliando artisti, registi, scrittori d’ogni tempo e fama. Se la TV, una volta, richiamava i ragazzini a commuoversi per le imprese della buona Lassie o del risoluto Rin Tin Tin, al cinema, la Warner Bros già nel 1945 lanciava Silvestro, un gatto antropomorfo sempre affamato e alla perenne caccia del canarino Titti, chiuso nella sua gabbietta, e difeso da una nonnina energica e da Ettore, un Bull Dog muscoloso ma non molto furbo che sottopone il micio a rituali pestaggi. Fu un successo planetario per Silvestro (e Titti) che ancora oggi dura. Ancor prima della Warner, Hanna e Barbera avevano ideato un cortometraggio con un gatto alla caccia continua di un topo furbo e un tantino perfido. E oggi sta per arrivare in Italia la video saga «Caro Gattino», i cui protagonisti sono un gatto adulto, che veste i panni del «saggio» di casa, e un gattino appena arrivato in famiglia che ha ancora tutto da imparare sulla vita domestica. In Usa la videosaga ha raggiunto in poche ore 50 milioni di visualizzazioni. Quando ho aperto il primo ambulatorio veterinario (oltre 30 anni fa) vedere un gatto da curare era un piccolo evento. Nelle campagne i gatti vivevano e morivano in un ciclo inesorabile, come lo erano l’alba e il tramonto. Oggi, specie nelle città, gli ambulatori veterinari sono frequentati dal 70% di gatti e dal 30% di cani e i proprietari dei gatti sono i più esigenti. Sono certo che oggi si spacchetteranno molte scatole contenenti i più stravaganti gadget da regalare ai mici. Non chiedetemi perché il gatto è così moderno e così amato. Non lo so di preciso. Forse sono davvero quegli occhi in cui l’agata si mescola al metallo o forse lui viene davvero da un altro pianeta.

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