Diesel

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Genova – L’alleanza tra Uomo e Cane risale a migliaia di anni fa, quando entrambi trovarono conveniente una simbiosi che ha arricchito immensamente entrambe le specie. L’uno trovò utile avere un compagno che fosse di vigilanza ai propri cari e ai beni più importanti: la casa e gli armenti. L’altro trovò modo di godere di cibo sicuro, senza dovere ingaggiare continue lotte con prede anche micidiali, di un rifugio caldo, di carezze e – non ultimo – di protezione per i propri cuccioli prima che potessero darsela da soli. Mi piace pensare – come viene narrato nelle prima pagine della saga fantasy “Il Trono di Spade” – che sia stato nella preistoria un cucciolo d’uomo a raccogliere cuccioli di una lupa (magari uccisa dagli stessi umani) per crescerli, farseli compagni di gioco e fedeli amici nella lotta per la sopravvivenza, tanto che ebbe inizio questa alleanza. È così è tuttora, nel terzo millennio dopo Cristo: gli umani tengono con loro cani delle più svariate razze per le più disparate esigenze, spesso soltanto appagati della loro compagnia. Diesel invece era un cane lavoratore, un cane poliziotto. Per sette lunghi anni si era “guadagnato il pane”, anche se – ne son certo – aveva anche avuto la fortuna di avere un “padrone poliziotto” che, se anche lo aveva severamente addestrato, non aveva neppur mancato di dargli affetto, carezze, sicurezza. E alla fine Diesel, svolgendo il suo lavoro, è stato vittima di un odio insensato, come lo sono stati e lo saranno altri suoi compagni di lavoro, poliziotti o soldati, come pure altri comuni cittadini, senza distinzione di religione.

Quando nel blitz di Saint-Denis è stato dato ordine a Diesel di entrare per primo , per tutelare le vite degli umani che lo avevano addestrato e rifocillato tante volte, lui non ha esitato. Era abituato a fidarsi di quell’amico uomo che con decisione gli aveva “insegnato il mestiere” e con cui mai era andata storta, prima di quella mattina di novembre. Non poteva avere paura. Un cane poliziotto non ha paura perché sa che così si deve fare, dare retta all’umano che gli sta accanto, perché così facendo è sempre andata bene. E invece Diesel è morto, proprio vicino al suo compagno di lavoro, così dicono i giornali. Chiunque abbia avuto un cane con il quale sia stato instaurato in anni un vero rapporto di amicizia e fedeltà sa benissimo quanta ricchezza e quante altre cose possono esprimere i suoi occhi. Penso che gli occhi di Diesel siano stati tanto tristi in quei momenti, ma anche riconoscenti per quelle ultime carezze e per quello che era stato e non sarebbe stato più. Già prima era accaduto a marzo scorso durante l’attentato al Museo del Bardo a Tunisi a un giovane cane poliziotto di neppure due anni dal nome musulmano, Akil. Diciamo grazie a questi compagni fedeli nella speranza che questa comunanza di destini ci insegni qualcosa.

l’autore è un magistrato

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