Da un lato un fenomeno che sta gettando nella disperazione gli allevatori, dall’altro i segnali incoraggianti che arrivano per lo scampato pericolo dall’estinzione. Al centro del dibattito il lupo, specie animale che fino a pochi anni fa rischiava di sparire (insieme a molta altra fauna selvatica) e che, oggi, invece, è tornato a popolare le montagne di gran parte del territorio, non solo quello provinciale. I primi ad accorgersi degli attacchi da parte di lupi veri sono stati gli allevatori, i proprietari di pecore, agnelli, ma anche puledri e ultimamente vitelli, che continuano a vedersi sbranare i loro animali, come denunciato su queste colonne. Un’emergenza raccontata con preoccupazione dagli allevatori di Vallecorsa, attivi nell’area montana del Parco dei monti Ausoni, Aurunci e del Lago di Fondi.
Tra gli studiosi che si stanno occupando di ricerca, monitoraggio e rilevamento della presenza dei lupi in Italia c’è anche il ciociaro Davide Pagliaroli, 42enne di Veroli, che dopo la laurea all’Università La Sapienza di Roma, dal 2006 ha iniziato a lavorare nell’ambito di diversi progetti.

Al dottor Pagliaroli abbiamo rivolto qualche domanda sui fatti denunciati a Vallecorsa.
«​Non posso dire con certezza che gli attacchi in questione siano attribuibili a lupo (perché non sono stato sul campo) di certo è che il lupo è presente sul nostro territorio e il bestiame domestico rientra nella sua dieta. Il lupo è un animale opportunista, adatta la sua dieta a quello che trova nel suo territorio, se ci sono carcasse si ciba di carcasse (rovista anche nella spazzatura) se ci sono domestici preda su questi e così con i selvatici, ma non si può riassumere o calcolare in modo semplice cosa andrà a mangiare. Bisogna considerare che i suoi spostamenti nel territorio sono principalmente indirizzati alla ricerca del cibo, quindi valuta attentamente le occasioni che gli si presentano ed il rischio che corre per ottenere cibo. Ingaggiare una lotta con un cinghiale può portare ad un dispendio di energie e rimanere a stomaco vuoto o peggio ancora, essere ferito; trovarsi di fronte degli animali domestici senza alcuna protezione (cani da guardiania o recinzioni), con buone probabilità può portare ad un successo. La sua dieta è data da un intreccio complesso delle occasioni che gli si presentano; l’esperienza che ha; l’appartenenza o meno ad un branco (animali solitari sono più portati ad accontentarsi degli scarti o predare su prede più “facili”), la densità relativa delle prede presenti nel suo territorio».

Si tratta di una conseguenza del ripopolamento?
«I lupi sono stati quasi estinti perché venivano perseguitati, c’erano pochissime prede selvatiche ed i domestici erano gestiti, nel senso di custoditi, in modo migliore rispetto agli attacchi del lupo. Oggi le montagne si sono spopolate, le prede sono aumentante di molto grazie ai ripopolamenti sia a scopo venatorio che conservazionistico in aree protette, di conseguenza anche la popolazione di lupo è aumentata. Quindi abbiamo più lupi; più aree boscate utili al lupo sia come rifugio che copertura per gli attacchi; bestiame meno custodito rappresenta un impegno in termini di costi e tempi da parte degli allevatori. Infine si era persa l’abitudine a fronteggiarsi con il lupo. Quindi il lupo non è che si adatta a predare sugli animali, semplicemente sceglie cosa è più fruttuoso per lui. Sta a noi uomini cercare di mettere in atto misure di prevenzione per scoraggiare il lupo ad attaccare i domestici. Questo però non eviterà del tutto gli attacchi al bestiame e quindi il danno economico per la zootecnia. Il conflitto con la zootcnia esiste da quando l’uomo ha cominciato ad allevare e non credo ci sia modo di risolverlo del tutto. A mio parere bisognerebbe iniziare a pensare di gestire questo problema non più pensando alla protezione del singolo animale ma della popolazione, considerando anche l’idea di una gestione diversa con interventi mirati, anche di rimozione, nelle aree non protette dove non vi sono indennizzi per gli allevatori che perdono bestiame. Punto imprescindibile resta l’utilizzo di misure di prevenzione che rappresentano un’azione fondamentale e di partenza su cui basare una gestione che porti ad una coesistenza lupo-zootecnia che risulti sopportabile da ambo le parti». 

Esistono pericoli per l’uomo?
«​Per quanto riguarda l’attacco del lupo nei confronti dell’uomo, non vi è stato mai nessun caso di attacco ad un uomo in Italia. Ho incontrato lupi in gruppo più di una volta e sono sempre scappati spaventati, siamo entrati nell’area tana con i cuccioli in sito e si sono sempre allontanati magari abbaiando a distanza ma sono sempre scappati, credo sia dovuto al retaggio della persecuzione di cui sono stati oggetto».
 

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