Il loro affetto, la loro vicinanza è un sostegno riconosciuto dalla scienza medica. Il loro sguardo, il calore incondizionato che trasmettono non può essere sostituito da medicine. E’ il principio della pet therapy, la cura con gli animali da compagnia, che integra la terapia medica tradizionale. Per questo la direzione sanitaria dell’ospedale di Asti ha deciso di aprire le porte di alcuni reparti agli animali da compagnia dei degenti.  

Cani e gatti ora possono andare a fare visita ai loro padroni ricoverati all’ospedale di Asti. Sono diverse le esperienze degli animali in corsia già sviluppate in Italia. Dal corso per medici, veterinari ed educatori sull’intervento assistito con cavalli, asini e cani del dipartimento di Scienze psicologiche, pedagogiche e della Formazione dell’Università di Palermo. C’è poi il percorso avviato dall’Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Infermi di Rimini, dove i bambini possono incontrare, giocare e coccolare un border collie e un barboncino, oppure le cure palliative degli amici a quattro zampe in tre hospice veneziani.  

Ad Asti, invece, cani e i gatti possono accedere all’ospedale in orario di visita, ma solo dopo aver superato due diversi controlli veterinari specifici e dopo aver avuto il via libera del primario del reparto. Innanzitutto devono essere vaccinati, senza parassiti e senza malattie trasmissibili. Devono esser sottoposti a una visita specifica da un veterinario di fiducia, che dovrà rilasciare un certificato che attesta che l’animale è in salute, non ha malattie trasmissibili, zecche, pulci, micosi ed è in regola con i vaccini. Poi si fissa un appuntamento con il Servizio veterinario dell’Asl di Asti, al quale portare sia il certificato rilasciato dopo la prima visita, sia la bestiola stessa, alla quale verrà fatto anche un test comportamentale.  

«Se sono animali troppo vivaci, o con carattere imprevedibile, o facili a scatti d’ira non li riteniamo idonei» dice Fulvia Dorigo, veterinaria dell’Asl. Se invece passa la verifica, i veterinari Asl rilasciano un «nulla osta» alla caposala del reparto. Solo dopo questo iter l’animale può essere accolto. «Solo cani e gatti però – precisa Dorigo – i conigli non si possono portare». Sono escluse le aree chirurgiche, terapia intensiva, anestesia e rianimazione, malattie infettive. Possono fare visita ai loro padroni o nelle salette comuni o in camera. «Un animale da compagnia può calmare l’ansia – spiega Fulvia Dorigo – aiuta sia a superare lo stress da ricovero e la depressione causata dalla malattia, sia a soddisfare i bisogni di affetto e di rassicurazione nei soggetti ricoverati, soprattutto anziani e bambini». Molto basso il rischio invece che possano portare malattie o infezioni. Sempre più spesso, invece, sono gli stessi parenti e amici che vanno a trovare i loro cari ricoverati a portare in corsia virus e batteri.  

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