Sì, ma solo per scherzo. L’idea ha scatenato l’interesse di migliaia di utenti, pronti a pagare per segnalare “alla app” che c’è un tesoro da scovare…

La mente umana è parecchio strana. Più o meno tutti, ma comunque davvero molti, amano i cani. In Italia è una mania: sono 60 milioni gli animali domestici, cioè un popolo italico parallelo, e sono soprattutto cani, che ci costano qualcosa come 2 miliardi l’anno. Io, che faccio parte di questi maniaci, vi dico che non è un affare affatto pulito: il cane sbava, lecca qualsiasi cosa e poi il nostro sorriso, puzza, si rotola ovunque, perde montagne di peli, e certamente vuole sempre stare vicino vicino al suo padrone. Di più, il cane espelle escrementi solidi che vanno raccolti: ma solo questo sembra fare davvero schifo a chi – comunque – ama i cani da morire. E quindi tante, troppe, cacche restano a terra.

Non ha senso: le aree cani (ma anche i parchi in generale, e le strade) sono campi minati, eppure lì corrono anche i cani di chi non raccoglie, con alta possibilità di calpestare la cacca propria o altrui (e, a Milano, finita la passeggiata, il cane rientra in genere nel salotto col padrone).

Quindi, voglio dire, il problema non dev’essere tanto il rifiuto di questo rifiuto organico, che rischiano di ritrovarsi in casa, quanto la fatica di chinarsi. Fatto sta che, anche contro il proprio interesse, i padroni se ne sbattono.

Devono però nel tempo aver maturato un certo senso di colpa, o di responsabilità, se è vero come è vero che una app, negli Usa, ha fatto il botto richiamando l’attenzione di decine di migliaia di utenti in due giorni. Si chiama Pooper (sottotitolo: Poop with us, caca con noi, con l’immagine di un simpatico ma dubbioso carlino) e garantisce qualcuno che si trovi nei paraggi della tua passeggiata e raccolga l’innominabile al posto tuo, entro pochi minuti, al modico prezzo di 15 dollari al mese per due cacatine al giorno, e 35 dollari per cacatine illimitate. Un sogno! Devono aver pensato le – ripeto – decine di migliaia di persone interessate all’affare.

Purtroppo invece era uno scherzo, uno di quegli scherzi artistici che gli ideatori della app – Ben Becker e Elliot Glass – hanno messo in piedi proprio per ridere di noi (eh si ok, si dice per farci riflettere). Fino a che punto dobbiamo aspirare all’evoluzione della gig-economy? E, soprattutto, siamo in grado di ragionare sulle sue conseguenze? Cosa comporta la possibilità di fare sempre più cose, e avere sempre più servizi, attraverso il telefono?

Per quanto mi riguarda credo di no, non sono in grado. Il mio approccio alla cosa è alquanto più – diciamo – intuitivo. Senza bisogno di ragionarci troppo, raccattare la cacca del mio cane è qualcosa che mi viene assolutamente naturale: è giusto per me e per gli altri, è logico, e – soprattutto – non è affatto faticoso o particolarmente riprovevole. Se ami un cane e lo conosci, se vivi con lui e adori la sua naturalezza, raccogliere la sua cacca – con le dovute precauzioni – è l’ultima delle cose che ti schifa (specie se vivi a Milano, Italia).

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